Taranto ha in questo momento bisogno di modificare il proprio modello di sviluppo e di sostenere il proprio sistema di imprese, riteniamo miope l’indirizzo che spinge ad aggiungere questa complessità e la congiuntura in atto nella filiera siderurgica ad altrettante problematiche e peculiarità del territorio brindisino. Forse si vuole indebolire l’asse territoriale che sta lottando per non essere nuovamente sopraffatto da interessi che vengono negoziati nel chiuso delle stanze romane.
Di sicuro, se ha imparato qualcosa dalla pandemia, il sistema Paese ha bisogno di ritornare ad orientarsi alle esigenze delle comunità locali, ha bisogno di snellire la propria burocrazia, non di complicarla ulteriormente, ha bisogno che il liberismo spinto al quale ha sottoposto per anni intere filiere sia mitigato a favore della crescita delle PMI locali, che sono la vera fonte di prosperità e pacificazione per una città con le ferite di Taranto.
L’Italia avrebbe necessità di un profondo riordino territoriale e della razionalizzazione di tanti enti inutili e costosi, questo si. Altre operazioni raffazzonate e frettolose non corrispondono esattamente allo spirito di ripartenza degli stati generali del Governo.
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