«Abbiamo accettato volentieri la sfida di farci introdurre dalle parole di un geniale astrofisico impegnato a cercare tracce di pianeti lontanissimi attraverso suggestioni che, a sorpresa, ritornano nelle lenti di incredibili telescopi lanciati nell’immensità dello spazio», spiega Vera Marenco, voce e virtuosa di viella dell’Ensemble 400, formazione nella quale è coadiuvata da Marcello Serafini (viella), Alberto Longhi (voce e percussioni), Anna Rapetti (voce), Maria Notarianni (arpa e organo portativo) e Giuliano Lucini (liuto).
Il tema della «Musica delle sfere» si rifà a una concezione scientifico-filosofica ereditata dall’antichità classica e più volte riproposta dai grandi pensatori della Storia. Una concezione, spiega ancora Marenco, che si fonda sulle teorie matematiche di scuola pitagorica (e successivamente platonica) relative alle proporzioni armoniche intese come principio costitutivo dell’universo, ma anche alla tradizione classica e poi medievale di associare le sfere celesti (Luna, Sole, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno) ai sette suoni della scala.
Nel sesto secolo Severino Boezio scrisse nel «De Institutione Musica» che «se la causa del suono è il moto, l’universo produce necessariamente armonia, dal momento che è in costante movimento». Per cui, se l’origine del movimento (e quindi dell’universo e della vita) è Dio, l’armonia dei suoni è essa stessa emanazione divina. E oggi, pur lontani da questa filosofia, grazie alle suggestioni di antichi frammenti a noi pervenuti e al suono di strumenti che sono copie di esemplari dell’epoca, ci si può avventurare a ritroso in una storia che appartiene a tutti.
Per ulteriori dettagli sul programma, info su biglietti e prenotazioni www.lamoroso.it/animamea.
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