Bari, domani “La musica delle sfere” con l’Ensemble 400

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Per il festival Anima Mea l’astrofisico Giovanni Covone, conversando con l’attrice Nunzia Antonino, introdurrà musiche di raro ascolto del Quattordicesimo e Quindicesimo secolo affidate all’Ensemble 400 sui rapporti tra suoni e sfere celesti. Il 18 novembre la replica del concerto a Palo del Colle

BARI – Si ascolteranno brani antichissimi, risalenti persino al Decimo e Undicesimo secolo, e tutti afferenti l’àmbito astronomico, durante il concerto «La musica delle sfere» che l’Ensemble 400 presenta venerdì 17 novembre (ore 20) a Bari, negli spazi di Santa Scolastica, e in replica sabato 18 novembre (ore 20) nel Purgatorio di Palo del Colle. Un nuovo doppio appuntamento per il festival Anima Mea diretto da Gioacchino De Padova che verrà introdotto dall’astrofisico Giovanni Covone, chiamato a dialogare con l’attrice Nunzia Antonino sul tema al centro del programma, un susseguirsi di frammenti anonimi tratti da antichi codici custoditi in varie biblioteche in giro per l’Europa accanto a creazioni di Gaultiero di Châtillon, Bernardo di Cluny, Guillaume Dufay e Raimbaut de Vaqueiras, famoso trovatore provenzale.

«Abbiamo accettato volentieri la sfida di farci introdurre dalle parole di un geniale astrofisico impegnato a cercare tracce di pianeti lontanissimi attraverso suggestioni che, a sorpresa, ritornano nelle lenti di incredibili telescopi lanciati nell’immensità dello spazio», spiega Vera Marenco, voce e virtuosa di viella dell’Ensemble 400, formazione nella quale è coadiuvata da Marcello Serafini (viella), Alberto Longhi (voce e percussioni), Anna Rapetti (voce), Maria Notarianni (arpa e organo portativo) e Giuliano Lucini (liuto).

Il tema della «Musica delle sfere» si rifà a una concezione scientifico-filosofica ereditata dall’antichità classica e più volte riproposta dai grandi pensatori della Storia. Una concezione, spiega ancora Marenco, che si fonda sulle teorie matematiche di scuola pitagorica (e successivamente platonica) relative alle proporzioni armoniche intese come principio costitutivo dell’universo, ma anche alla tradizione classica e poi medievale di associare le sfere celesti (Luna, Sole, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno) ai sette suoni della scala.

Nel sesto secolo Severino Boezio scrisse nel «De Institutione Musica» che «se la causa del suono è il moto, l’universo produce necessariamente armonia, dal momento che è in costante movimento». Per cui, se l’origine del movimento (e quindi dell’universo e della vita) è Dio, l’armonia dei suoni è essa stessa emanazione divina. E oggi, pur lontani da questa filosofia, grazie alle suggestioni di antichi frammenti a noi pervenuti e al suono di strumenti che sono copie di esemplari dell’epoca, ci si può avventurare a ritroso in una storia che appartiene a tutti.

Per ulteriori dettagli sul programma, info su biglietti e prenotazioni www.lamoroso.it/animamea.