Foggia, mostra dedicata a Fausto Pirandello

132

Presso la Contemporanea Galleria d’Arte dal 2 aprile al  5 maggio 2022 la mostra personale, a cura di Giuseppe Benvenuto e Sara Maffei

FOGGIA – La Contemporanea Galleria d’Arte di Foggia ospiterà fino al 5 maggio 2022 una mostra dedicata al celebre pittore italiano Fausto Pirandello, figlio del grande drammaturgo. La personale, curata dall’esperto gallerista Giuseppe Benvenuto, affiancato dalla storica dell’arte Sara Maffei, verrà inaugurata sabato 2 aprile ed intende delineare un’attenta fisionomia dell’evoluzione pittorica di uno dei maggiori pittori italiani del Novecento, le cui opere hanno dato una voce nuova e moderna al dolore e alla gioia del vivere.
Nato a Roma alla fine dell’Ottocento, negli anni Venti del secolo successivo Fausto Pirandello frequenta la Scuola d’Arte agli Orti Sallustiani di Carena, Selva e Amato, esercitandosi a dipingere dal vero figure, paesaggi e nature morte in cui la tradizione incontra la modernità. Durante i mesi estivi, i corsi si svolgono nella natura di Anticoli Corrado, paese molto popolare fra gli artisti e i letterati di fama internazionale dell’epoca. È in questo borgo laziale che Pirandello apre il suo primo studio di pittura, trovandovi ispirazione per la maggior parte delle composizioni di paesaggio, ed incontra la modella di posa Pompilia D’Aprile, che diventa sua moglie e madre dei suoi figli. Pompilia è centrale per la carriera del pittore romano: non solo la sua figura è presente in numerosi ritratti e nudi, caratterizzati da un intenso erotismo, ma lo guida anche nelle decisioni più ardue, essendo la stessa dotata di notevoli capacità manageriali. Inoltre, è solita recarsi periodicamente in piccoli negozi di antiquariato e chincaglierie, recuperando oggetti bizzarri da proporre al marito per le sue composizioni di nature morte1, esemplificate dall’opera intitolata “Natura morta con sedia” (1955), olio su cartone visionabile presso la Contemporanea Galleria d’Arte.

Nel 1925 partecipa alla Biennale di Roma con le “Bagnanti”, e a quella di Venezia del 1926 e dal 1932 al 1942. Alla sua epoca, trattare il tema delle bagnanti, come egli stesso afferma, «è quanto sembrare di voler restare in una consuetudine di valori tradizionali di una pittura non prevenuta di una gerarchia nell’ordine dei contenuti; ossia di tutta quella parte della pittura sfuggente ad una natura di contenuti impropriamente per l’arte detti morali e, propriamente, estensivi dell’arte»4; tuttavia, per lui non si tratta di una ricerca di contenuti, quanto di una sazietà delle forme, di un soggetto, del quale non tratta niente più del suo «sentimento umano del deprecato disfarsi della realtà nel numero e nella materia; realtà percepibile e definibile appena come movimento ed impulsi, o del suo consistere, semmai, come elemento di natura»5.
Sul finire del secondo decennio, trasferisce a Parigi il suo studio, aprendosi a nuove soluzioni pittoriche: pur mantenendo una rappresentazione scabra della realtà, resta fortemente affascinato dalla stesura pittorica cubista. Nella capitale francese frequenta gli Italiens de Paris, si confronta con le opere di Cézanne, dei cubisti e dei pittori dell’École de Paris e allestisce la sua prima personale presso la Galerie Vildrac (1929).

Tema prediletto dell’artista è senza dubbio quello delle figure umane, colte con ruvida verità, nude, senza censure e definite nella loro più vivida carnalità, esemplificate da “Nudo” (1948), “Nudo disteso” (1954), “Nudo con tenda arancio” (1957) “Donna tra i fiori” (1967), suggestivi e magnifici oli su cartone, tutti visionabili in Galleria. Mettendo in atto un coraggioso scavo nella realtà, l’arte di Pirandello si offre allo spettatore in tutto il suo espressionismo carico di un pathos gravido di emotività e commozione. Nelle composizioni campeggiano figure isolate, la cui carne umana è indagata con sfrontatezza ed «il ricordo regredisce a mano a mano, scomponendosi nei colori-luce»8. Così una gioia o un dolore diventa pittura viva e materica e, facendosi strada con violenza cromatica, irrompe sul supporto, deformando ed alterando le forme e lo spazio: «con enormi cautele l’artista fila la trama del segno, per imprigionarvi l’immagine a sua insaputa. Quella di solito sfugge; o resta presa per avventura fuori dei segni, proprio nei punti vuoti, nelle isole bianche, in pause predestinate»9. Attraverso la densità delle pennellate, il colore si condensa, tramutandosi nel peso specifico delle emozioni che dall’anima si riversano sulle tavole e sui cartoni, parlandoci «molto bene delle nostre passioni, anche se non le conosciamo»10 ed assolvendo a quella che, secondo Venturi è la premessa indispensabile dell’arte moderna.
Sara Maffei

Contemporanea Galleria d’Arte – viale Michelangelo, 65

Lunedì – mercoledì – giovedì – sabato – domenica

10.00–13.00 17:00-20.00

– chiuso dal 9 al 12 aprile –