Lavoro in Puglia: il crollo tra voucher, caporalato e il fallimento di Garanzia Giovani

214

crollo tra voucher, caporalato e il fallimento di Garanzia GiovaniBARI – Un quadro allarmante, pennellate che scalfiscono la pazienza dei cittadini e rallentano il motore dell’Italia. La situazione occupazionale in Italia non accenna a migliorare.

I numeri continuano ad essere molto preoccupanti, evidenziando una delle situazioni più emergenziali nell’intera Europa. Una situazione negativa è evidenziata da un report pubblicato recentemente su Jobberone.

Al termine dell’esperienza di governo di Matteo Renzi, si contano 22milioni 753mila occupati in Italia, con numeri in crescita rispetto all’inizio del mandato dell’esponente fiorentino del Partito Democratico. I 570mila occupati in più hanno però migliorato soltanto la situazioni dei lavoratori tra i 35 e i 50 anni d’età, mentre la situazione lavorativa dei più giovani continua ad essere stabile.

Cresce però il numero dei lavoratori “precari”, ossia coloro che vantano contratti a tempo determinato, un fenomeno notevolmente acuito anche dalle misure proposte sia dal Governo che dagli enti locali. A risentirne sono principalmente i giovani, la cui disoccupazione è ancora al 36.4%, decisamente meno del 43% registrato quando Renzi è diventato Presidente del Consiglio, ma il dato è ancora molto preoccupante.

La situazione non cambia di molto in Puglia, dove si vive molto di stagionalità. Le principali fonti di lavoro sono infatti l’agricoltura e il turismo. Nel settore dedicato all’accoglienza dei turisti, a farla da padrone sono i lavoratori stagionali, che accedono spesso ai tanto discussi voucher, e che certo non beneficiano dell’efficacia di misure controverse come Garanzia Giovani.

Secondo i dati diffusi dalla CGIL Puglia, nei primi 10 mesi del 2016 sono stati venduti quasi 6 milioni di voucher, con una crescita sostanziale rispetto al 2015. I numeri sono clamorosi, se si pensa che i voucher restituiscono agli italiani un reddito annuale di 324 euro, una media di 27 euro al mese. Medie davvero imbarazzanti che il segretario regionale della Cgil Pino Gesmundo definisce «Drammatici, ancora di più in una regione la cui economia punta sul turismo».

Secondo il sindacato, la situazione è ancor più allarmante se si guardano i numeri dei disoccupati. I pugliesi che non hanno un lavoro corrispondono al 19,7% dell’intera popolazione, ma la vera e propria impennata si verifica tra i giovani sotto i 24 anni. Tra le nuove generazioni, infatti, un pugliese su due non lavora, e sale fino a 338 mila il numero dei “neet” pugliesi, ossia coloro che hanno terminato il proprio percorso di studio e non cercano un lavoro.

A completare il quadro sono i numeri delle assunzioni, calate del 6.7%, e le assunzioni a tempo indeterminato, scese del 33% rispetto al 2015. La situazione d’emergenza provoca anche condizioni di povertà relativa, con ampie fasce di popolazione che vivono con il minimo necessario o con qualche euro in più.

Ad aggravare la situazione dell’estrema precarizzazione vi sono due piaghe tipiche della Puglia: l’aumento degli infortuni su lavoro, anche di tipo mortale, e la grande piaga del caporalato.

«In questa situazione si finisce in una spirale odiosa dove si abbattono salari, ma anche le misure di sicurezza. Il ricatto di un reddito a qualunque costo spinge ad accettare qualunque condizione di lavoro e a lucrare sono imprenditori senza scrupoli», denuncia ancora il segretario Cgil Puglia Pino Gesmundo.

La situazione in Puglia è quindi fortemente preoccupante, ma dal Governo nazionale arriva un piccolo spiraglio di luce. In Regione arriveranno infatti quasi 7.5 milioni di euro, che permetteranno al governatore Michele Emiliano di agevolare la copertura di lavoratori socialmente utili che hanno collaborato con gli enti locali.

Si tratta, in ogni caso, di cifre irrisorie e di fasce esigue di popolazione, ma urgono misure importanti per rilanciare una regione all’orlo della crisi che può però vantare una serie di talenti e di cervelli che hanno preferito migrare per non restare ai margini dell’indigenza.

PR