“Considerando che i mercati Usa e Gran Bretagna – afferma Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e direttore dell’Osservatorio Italiano Destination Wedding Tourism – rappresentavano in epoca pre-pandemia ben il 39,6% del valore del wedding tourism, è interessante focalizzare l’attenzione su come si stanno comportando proprio questi mercati. Dalla rilevazione emerge che i wedding specialists operanti in questi due mercati hanno perso, nel 2020, il 69,7% degli eventi e il 78,9% di fatturato. Tuttavia rimane elevato l’interesse per l’Italia come destination wedding, in quanto oggi il 59,2% dei wedding specialists di questi due mercati anglofoni dichiara di avere molta richiesta per l’Italia, purtroppo al momento impossibile da soddisfare”.
La ripresa non è dietro l’orizzonte: per il 45,2% degli operatori non sarà prima della primavera 2022, ma c’è anche un 35,5% che prevede il ritorno in Italia in data successiva. Feruzzi continua: “Questi dati, provenienti dai due principali mercati generatori di flussi di Wedding Tourism, fanno comprendere il perché del tracollo del settore in Italia: nel 2020 ha purtroppo segnato un -87,3% di presenze ed un ancor più significativo -92,7% di fatturato rispetto ai dati dell’anno precedente, assestandosi pertanto a 35,5 milioni di fatturato generati da 226 mila presenze (rispetto agli oltre 486 milioni di fatturato e 1 milione 783 mila presenze del 2019)”.
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