Le indagini scaturite da una denuncia dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata di Reggio Calabria, hanno consentito di accertare che un soggetto, gravato da precedenti specifici in materia di contrabbando, era riuscito a “rientrare” in possesso dei beni illecitamente accumulati – i quali gli erano già stati confiscati nel 2008 – ponendo in essere una serie di atti illeciti volti a vanificare la portata del provvedimento ablatorio.
In particolare, il soggetto, avvalendosi di propri familiari, di due “compiacenti” banditori dell’Istituto Vendite Giudiziarie di Brindisi, continuava ad esercitare, tra le Provincie di Brindisi e Taranto, una delle attività commerciali, utilizzando i macchinari riacquistati all’asta per una cifra irrisoria, già sottoposti a misura ablativa.
I militari del Nucleo di Polizia Tributaria, attraverso complesse attività di polizia economico-finanziaria, hanno ricostruito il patrimonio illecitamente accumulato dal soggetto, attraverso l’interposizione fittizia del coniuge, per un valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.
Le risultanze investigative, oltre al sequestro dei beni (attualmente affidati ad un amministratore giudiziario), hanno permesso di rinviare a giudizio 8 persone per turbata libertà degli incanti, falsità, abuso d’ufficio e trasferimento fraudolento di valori.
Tale risultato sottolinea l’impegno e l’attenzione delle Fiamme Gialle nella quotidiana azione di contrasto ai traffici illegali e all’aggressione dei patrimoni illeciti, in sinergia con le altre componenti istituzionali preposte, ed esalta la valenza degli accertamenti economico-patrimoniali che rappresentano un fondamentale strumento di intervento nella lotta alla criminalità organizzata.
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