Dopo una settimana di ricovero il paziente è stato dimesso in buone condizioni. “La strategia iniziale ‒ spiega Concetta Di Micco, oncologa e coordinatrice della Lung Unit dell’ospedale ‒ era di iniziare il trattamento con una terapia in grado di ridurre le dimensioni del tumore e permettere quindi un intervento chirurgico di asportazione. Il paziente ha risposto bene alla chemioterapia e, d’intesa con il gruppo di studio, si è deciso di programmare l’intervento chirurgico”.
“L’intervento era sì rischioso, ma vista l’età del paziente bisognava provarci senza esitazione”, aggiunge Marco Taurchini, direttore della Chirurga Toracica. Mauro Cassese, direttore dell’Unità di Cardiochirurgia, ha condiviso da subito l’idea di eseguire l’intervento nella sala operatoria ibrida della Cardiochirurgia: “Avendo il sospetto di un’infiltrazione del tumore in alcuni vasi del cuore ‒ rileva ‒ abbiamo pensato di prepararci al peggio predisponendo, grazie all’apporto del personale di sala operatoria, tutto il necessario per fermare il cuore ed effettuare l’intervento mantenendo in vita il paziente con una circolazione extracorporea, tramite la cosiddetta macchina cuore-polmoni”.
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