Per Taras Teatro Festival la prima nazionale di “Troiane” da Euripide

Il 3 e 4 ottobre all’Auditorium TaTà andrà in scena “Troiane” di Euripide, unico coro di voci nella moderna lettura di Valeria Cimaglia. Una produzione del Crest per la sezione «Future Stage speciale under 35»

TARANTO – Al «Taras Teatro Festival / Scena antica e visioni contemporanee» in corso a Taranto con la direzione artistica di Massimo Cimaglia, venerdì 3 e sabato 4 ottobre, alle ore 21, nell’Auditorium TaTÀ, è in programma la prima nazionale di «Troiane», rilettura della tragedia di Euripide firmata da Valeria Cimaglia, attrice di grande talento che compie il salto alla regia forte della lezione dei maestri Armando Pugliese, Walter Pagliaro, Daniele Salvo, Giuseppe Marini e Massimo Venturiello, con i quali si è formata e ha lavorato.

Prodotto dal Crest e inserito nella sezione del festival «Future Stage speciale under 35», lo spettacolo vede protagonista, con la stessa Cimaglia, un gruppo di artisti che si sta distinguendo nel panorama teatrale italiano, con produzioni ispirate al teatro classico. Ne fanno parte Domizia d’Amico, Mariachiara Basso, Tommaso Sartori, Giulia Guastella e Francesca Bax, cui si devono scene e costumi, mentre le musiche originali eseguite dal vivo sono di Simone Carrino.

Troia è caduta insieme alle sue mura. Guerrieri usciti da un cavallo hanno distrutto ogni residuo della civiltà troiana, sono morti uomini, anziani, bambini. Restano solo le donne, uniche testimoni delle atrocità subite, che aspettano di essere scelte dai soldati greci come schiave. Nessuna di loro avrà giustizia, non ci sarà nessun «deus ex machina» a salvarle, nessuna speranza. Solo la consapevolezza del proprio dolore e un inascoltato grido di rabbia contro l’ingiustizia della guerra.

Ecuba, Andromaca, Cassandra,

le donne troiane sono unite dal dolore della morte e dal peso dei ricordi. Per questo, la regia di Valeria Cimaglia le ha volute rappresentare non come individui distinti ma come un unico corpo e un’unica voce che si moltiplica nel Coro: il loro dolore è collettivo, universale, una ferita che trascende i singoli destini. Il Coro diventa quindi il cuore pulsante della tragedia, una coscienza comune che canta la rovina della città e delle sue madri. Il passato e il presente si fondono, portandoci in una Troia senza tempo, un luogo come tanti altri, in cui quei ricordi di vita felice potrebbero appartenere a qualsiasi donna sopravvissuta ad una delle tante guerre che ancora ci affliggono.

I Greci non vengono rappresentati come uomini ma come simboli: incarnano la ragione, la politica, la macchina della guerra. Appaiono come figure spersonalizzate, quasi automi, che agiscono per necessità logica e calcolo strategico, non per umanità.

I Troiani, al contrario, rappresentano il sentire, il legame con gli dèi, la religione e la memoria. Sono i custodi di una dimensione emotiva e spirituale che la guerra tenta di annientare, ma che non potrà mai spegnersi. Ogni guerra ci restituisce nuove Troia in fiamme: i lamenti di Ecuba e delle sue figlie sono gli stessi che oggi risuonano tra le rovine di città lontane, eppure mai così vicine a noi.

Biglietti 10 euro (5 euro studenti) acquistabili su vivaticket.com o all’auditorium TaTÀ

Info 333.2694897