Regolarizzazioni, in Puglia 1216 domande su 20.000 irregolari

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pietro buongiorno (intervista)

Uila Puglia, Buongiorno: “Sbagliato mettere tutto nelle mani del datore di lavoro”

BARI – “Ancora una volta, dinanzi al terzo report diffuso dal Ministero dell’Interno sulle domande di regolarizzazione, costatiamo numeri lontani dalle attese: su 20mila irregolari in agricoltura stimati in Puglia, si registrano 1216 richieste provenienti dalla nostra regione di cui solo 262 dalla Provincia di Bari. Un tasso di regolarizzazione vicino al 6%“. Così il Segretario Generale Uila Puglia, Pietro Buongiorno analizzati i dati elaborati dal Ministero dell’Interno aggiornati al 15 luglio.

Ricordiamo che dal 1º giugno, è attiva la procedura per l’emersione dei rapporti di lavoro prevista dall’articolo 103, comma 1, del decreto legge n.34 del 19 maggio 2020, che terminerà il 15 agosto. I settori interessati sono l’agricoltura, il lavoro domestico e l’assistenza alla persona. Le domande di regolarizzazione ricevute dal portale del ministero dell’Interno alle ore 19 del 15 luglio sono 123.429, di cui cui 11.101 in corso di lavorazione.

Per quanto riguarda i settori interessati, il lavoro domestico e di assistenza alla persona rappresenta l’87% delle domande già perfezionate (97.968) e il 76% di quelle in lavorazione (8.386). Il lavoro subordinato, invece, riguarda il 13% delle domande già perfezionate (14.360) e il 24% di quelle in lavorazione (2.715). Nella distribuzione delle domande per regioni, la Lombardia si conferma al primo posto per le richieste presentate per il lavoro domestico e di assistenza alla persona (28.658) e la Campania per quello agricolo (4.033).

Le richieste di permesso di soggiorno temporaneo presentate agli sportelli postali da cittadini stranieri ai sensi dell’articolo 103, comma 2, del decreto rilancio sono 5.733.

Sin dall’avvio della procedura, come sindacato, abbiamo espresso perplessità. La più importante verteva sul fatto di aver posto, di fatto, nelle sole mani del datore di lavoro la possibilità di richiedere la regolarizzazione. Temevamo che si innescasse un meccanismo perverso volto alla compravendita di contratti di lavoro. Un timore che trova riscontri negli episodi di cronaca a livello nazionale, ma reputiamo che la nostra regione non faccia eccezione. Lo abbiamo detto e continueremo a gridarlo: di fronte ad ogni regolarizzazione il caporale andrà sempre alla ricerca dei soggetti più deboli da soggiogare con orari disumani e paghe irrisorie ed indegne per un lavoratore. Queste sacche di illegalità vanno combattute con un approccio sistemico e con un piano che abbia una strategia di ampio respiro. Il paradosso è che adesso il lavoratore irregolare, già sfruttato e costretto a vivere in alloggi di fortuna pericolosi per la sua stessa salute, sia obbligato da datori di lavoro senza scrupolo a pagare per avere un contratto. Anche su questo bisogna riflettere e in questa riflessione bisogna allargare lo sguardo con una analisi complessa del lavoro agricolo che poggi su una concreta operatività delle sezioni territoriali del Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, attraverso una piena sinergia tra gli attori della filiera, istituzioni, parti sociali e datoriali“.