Mitika 2025: Pino Quartullo in scena a Lecce con “L’Oreste”

Il 19 agosto al via la rassegna Mitika all’ex Convento dei Teatini di Lecce: Pino Quartullo interpreta Apollo e Tindaro in una potente rilettura del mito di Oreste

LECCE – Torna in scena, alla sua quinta edizione, “Mitika – Teatro e Mito nella contemporaneità”, rassegna teatrale organizzata dal Comune di Lecce in collaborazione con Puglia Culture e Aletheia Teatro in uno dei luoghi “mitici” del capoluogo barocco: l’ex Convento dei Teatini, nel cuore del centro storico di Lecce.

Tre gli spettacoli in cartellone per la rassegna, che vede come direttrice artistica Carla Guido. Si comincia martedì 19 agosto (porta ore 20.30, sipario ore 21) con L’ “Oreste” di Euripide: protagonista Pino Quartullo, adattamento e regia di Alessandro Machìa per una produzione di Làros di Gino Caudai / Compagnia Zerkalo. In scena anche Marco Imparato, Alessandra Fallucchi, Giulio Forges Davanzati, Claudio Mazzenga, Silvia Degrandi, Tommaso Garrè, Alessandro Giorgi, Alessia Ferrero, Valeria Cimaglia, Stefania Bassino.

Rappresentato per la prima volta nel 408 a.C. in un’Atene logorata dalla guerra e ormai vicina alla sconfitta definitiva, l’ “Oreste” di Euripide è la libera e corrosiva rilettura di uno dei miti più rappresentati nel teatro tragico. Oreste, braccato dalle Erinni e preda dei rimorsi per il matricidio commesso, viene condannato a morte dall’assemblea degli Argivi.

Abbandonato al suo destino dal dio Apollo – che l’aveva spinto al delitto – e dal pavido zio Menelao, che ritorna vanesio e trionfatore fingendosi estraneo a ogni responsabilità; perseguitato dalle Erinni e in preda al deliquio, in uno stato di allucinazione e di profonda prostrazione psichica, Oreste medita una sanguinaria vendetta su Elena e Menelao – forse l’unico atto totalmente libero e pienamente cosciente del giovane figlio di Agamennone. Ma non riuscirà a portare a termine il suo piano omicidiario, il suo gesto di libertà, per il bizzarro ed estremo intervento di Apollo, che imporrà la pace tra il giovane matricida e Menelao, divinizzando addirittura Elena.

Vicenda cupa e angosciosa dal finale solo apparentemente lieto, questa tragedia, oltre a essere una delle più riuscite prove drammaturgiche di Euripide, è una vera e propria indagine sul sacro e sul divino coi mezzi della tragedia. Qui, ancor più che nell’Ifigenia in Aulide, Euripide ingaggia un corpo a corpo con le divinità olimpiche, facendo emergere la loro insufficienza e la necessità di un ordine superiore. Euripide sembra spingere contro le pareti del tragico, sembra volerlo mettere in discussione, decostruire un genere, una tradizione che gli arriva dal modello soprattutto eschileo.

Prova ne è la convenzionalità del deus ex machina euripideo, qui ancora più artificioso che nelle altre tragedie, che interviene nel momento di più alto parossismo per stabilire una pace molto poco credibile. È proprio l’artificiosità della soluzione finale euripidea a rivelare da un lato la distanza siderale del dio, la sua differenza ontologica rispetto agli umani; dall’altro l’impossibilità di ogni conciliazione e l’illusione della catarsi, resa tale dalla pervasività del tragico connaturato all’umano. Rimane allora l’uomo, abbandonato alle sue scelte e alla sua coscienza.

L’irruzione del dio Apollo, che ferma Oreste e il suo piano omicidiario, è un gesto di umiliazione dell’umano a cui il Dio non consente nulla di veramente libero, neanche nel male. Euripide anticipa così – per contrasto e in maniera vertiginosa- un tema che si affaccerà soltanto col cristianesimo per poi diventare il tema per eccellenza della modernità: la libertà.

Prossimi appuntamenti di “Mitika” “Maledetta primavera” (8 settembre) con Daria Paoletta e “Pluto” di Aristofane nella versione de I Sacchi di Sabbia/Compagnia Lombardi-Tiezzi (20 settembre).

Biglietteria presso l’ex Convento dei Teatini di Lecce lunedì, mercoledì e venerdì dalle 18 alle 20; info 351.7521877 negli stessi orari; ticket acquistabili anche online e nei punti vendita Vivaticket (posto unico 10 euro).