Lecce, l’orologio delle meraviglie “riaccende” piazza Sant’Oronzo

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E’ stato illuminato  oggi “L’Orologio delle Meraviglie”, restaurato grazie all’intervento del Banco di Napoli. Il sindaco Perrone: “ Lo abbiamo restituito, nella bellezza e nell’unicità del suo stile liberty, alla comunità leccese”

orologio delle meraviglie lecceLECCE – A partire da oggi “L’Orologio delle Meraviglie” del palazzo del Banco di Napoli di piazza S. Oronzo – il grande orologio in bronzo creato nel 1955 dallo scultore salentino Francesco Barbieri, su commissione dell’allora Banca Commerciale Italiana – sarà visibile anche di sera grazie all’impianto di illuminazione dedicato. É il completamento dell’opera di pulitura e restauro voluta dal Banco di Napoli in accordo con la Sovrintendenza di Lecce.

La restituzione dell’opera alla comunità leccese è stata preceduta da un incontro di presentazione dell’Orologio, svoltosi nella sala consiliare di Palazzo Carafa e al quale hanno partecipato il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, ed il direttore generale del Banco di Napoli, Francesco Guido.

Oggi – ha sottolineato il sindaco di Lecce, Paolo Perrone – siamo qui per restituire ‘l’orologio delle meraviglie’ nella bellezza e unicità del suo stile liberty, alla comunità leccese. Grazie all’impegno economico del Banco di Napoli, la città torna a giovarsi della bellezza di un’opera che si affaccia sulla piazza più importante di Lecce. Un gesto di grande altruismo e di amore verso questa città, che apprezziamo di cuore. Vorrei ringraziare chi, poi, fattivamente, ha lavorato al restauro di questa sontuosa opera, restituita alla città in mille e 300 giorni di lavoro continuo. Da oggi, questo splendido orologio torna a catturare chi, naso all’insù, volgerà lo sguardo su quest’opera straordinaria. I nostri concittadini e, poi, i turisti, che sempre di più affollano le strade della nostra città. Una città bella, solare, accogliente, capace di donare sempre qualcosa a chi la raggiunge; quell’esperienza che ti arricchisce nel profondo, grazie alle sue immagini, alla sua gente, alle sue tradizioni. Abbiamo lavorato per raggiungere questo risultato. Dalla valorizzazione del patrimonio architettonico, con il recupero di contenitori, palazzi, chiese e parchi, alla realizzazione di eventi e manifestazioni che potessero catalizzare l’attenzione dei visitatori. In parte ci siamo riusciti, in parte c’è ancora tanto da fare. Obiettivo finale, per noi, è la crescita, intesa nella sua accezione più totalizzante”.

Abbiamo voluto realizzare ii recupero dell’Orologio delle Meraviglie – spiega Francesco Guido, direttore generale del Banco di Napoli – non soltanto per restituire alla Città di Lecce uno dei gioielli che danno splendore alla piazza Sant’Oronzo e di cui, essendo installato sulla facciata della nostra filiale, sentivamo la responsabilità, ma anche per il valore simbolico che lo stesso Orologio racchiude. Come un orologio scandisce e misura il tempo, anche il Banco Napoli intende scandire il tempo assumendo pienamente il suo dovere di essere la Banca del Sud, mettendo a disposizione del territorio non soltanto la sua grande forza finanziaria ma anche la leadership derivante dalla sua appartenenza al Gruppo Intesa Sanpaolo per rimuovere i gap strutturali della sua economia. Non sprecheremo uno solo dei minuti scanditi dall’Orologio e lo investiremo per lo sviluppo concreto del Sud, aperti alla collaborazione con tutti coloro che avranno la volontà di fare per bene le cose. Il Sud non deve più attendere e deve mettere in campo tutte le sue migliori risorse. Ringrazio sentitamente il sindaco Perrone e la Sovrintendenza di Lecce per la straordinaria sensibilità e accoglienza”.

E proprio sul tema dell’importanza della ripartenza del territorio leccese e sulla sua consistenza economica il direttore generale del Banco si è soffermato nel corso del suo intervento pomeridiano. Lecce rappresenta infatti per valore aggiunto, la seconda provincia della Puglia (dopo Bari) con un peso sul totale regionale del 17,5%. Tra i comparti produttivi, il settore dei servizi è quello di maggior peso sul valore aggiunto totale dell’82,1%, superiore al relativo dato regionale (77,7%), ma anche a quello meridionale (79%) e nazionale (74,3%). Dopo il trend negativo dell’economia leccese nel periodo 2010-2014 (in media -1,9% annuo) che ha, in particolare, colpito il settore industriale con una perdita del 4,3% (-3,6 in Puglia), finalmente per il triennio 2015-2018 la provincia di Lecce dovrebbe registrare una ripresa di circa lo 0,7% annuo, dato in linea con quello regionale. Segnali incoraggianti giungono, infatti, dal commercio estero con le esportazioni che, già tra il 2010 ed il 2014 erano cresciute in media del 5,6% all’anno e che, nel periodo 2015-2018 cresceranno ancora di un +8,2% medio annuo. Già nei primi 9 mesi del 2015, l’export della provincia di Lecce è stato pari a 436 milioni di euro (il 5,4% del totale regionale) con una crescita del 14,1% rispetto all’analogo periodo del 2014. Le principali aree di destinazione sono i paesi europei che fanno parte dell’Ue che incidono per il 37,6% del totale. Non decolla, nonostante il fascino e l’ospitalità della città, il settore del turismo che ha fatto registrare oltre 863 mila arrivi pari al 26,4% del totale regionale, ma in calo rispetto all’anno precedente (-2,5%). Le presenze (numero di notti trascorse) hanno superato i 4,2 milioni, il 31,9 del totale regionale ma in calo con un -4,7%. Buona la presenza di stranieri che rappresentano il 16,5% degli arrivi ed il 14,8% delle presenze complessive della provincia. Gli occupati della provincia di Lecce sono (al 2014) quasi 218 mila, con un peso del 19% sul totale regionale. Dopo un calo medio annuo del 2,2% per il periodo 2010-2014, si stimano segnali di ripresa con un +0,5% annuo per il periodo 2015-2018. Si registra, inoltre, un tasso di disoccupazione pari al 25,8, superiore a quello medio regionale (21,5). A realizzare il restauro e il recupero de “L’Orologio delle Meraviglie” è stata l’impresa Colaci Emilio di Alessano.

L’Orologio delle Meraviglie

L’”Orologio”, in bronzo e rame smaltato, pesa 20 quintali, misura quasi 10 metri di altezza per 3 di larghezza e richiese al Barbieri 1300 giorni di lavoro di cui 9 mesi per le 52 fusioni necessarie. L’orologio poggia su una base rettangolare in mosaico e smalti veneziani con cornice in rame. Visivamente si potrebbe suddividere in tre parti distinte. Una parte superiore, caratterizzata da elementi che riconducono allo stemma della Terra d’Otranto, il delfino e la mezzaluna accompagnati però dal sole, con ai lati rami di olivo e melograno a simboleggiare la ricchezza e la fecondità della terra. A seguire, sotto, vi è una cornice semicircolare con la rappresentazione dei 12 segni zodiacali e ai lati le due figure dell’Annunciazione: a sinistra l’angelo alato con le braccia alzate e a destra la Vergine che riceve l’Annuncio. Al centro della cornice con lo zodiaco c’è il “Carro del Sole” con il Dio del Sole Febo e la sua quadriga di cavalli rampanti. Il sole è realizzato in smalto, di colore giallo, circondato da raggi di bronzo. Una parte centrale, caratterizzata da un elemento a “ventaglio” che rappresenta la volta celeste con al centro la Costellazione dell’Orsa Maggiore e la Stella Polare e ,ai lati, dodici caselle a rappresentare i dodici mesi dell’anno. Ogni uno di questi elementi figurativi poggia su una basetta smaltata di colore azzurro sfumato. Ai fianchi del ventaglio, spiccano elementi floreali. Una parte inferiore, dove prende posizione il quadrante dell’orologio che ricorda un grande occhio ciclopico.

I numeri romani delle ore poggiano su smalto azzurro, scanditi e alternati da figure di tarocchi : l’amore, la giustizia, la fortezza, il diavolo, l’asso di denari, l’asso di bastoni, il sette di denari, i Principi, la spada con la corona, i gemelli col Sole, l’acqua e il vaso di fiori. Il centro del quadrante, dove sono posizionate le lancette, rappresenta l’iride ed è realizzato in smalto di colore rosso. La lancetta grande ha sull’estremità la Stella Polare e il serafino, mentre quella piccola il galletto che canta e la prima fase della luna. Per finire, l’orbita dell’occhio ha forma di conchiglia sulla quale sono rappresentate le fasi lunari, Eolo che soffia, la bussola e le stelle.

Francesco Barbieri

Scultore, nato a San Cesario di Lecce, il 4 ottobre 1908, ha compiuto la sua preparazione artistica all’Accademia di Belle Arti di Roma. Autore delle statue dei quattro Evangelisti sulla facciata della Cattedrale di S. Marco e dei rilievi sull’arengo della Prefettura di Latina, opere nelle quali l’artista risente di quelle influenze novecentistiche (non del tutto aliene da manierismo ellenistico) tipiche del suo tempo e retaggio della propria origine pugliese. Disegnatore esigente ed originale, Francesco Barbieri ha vissuto per lungo tempo a Milano. Nel 1948 ha partecipato alla Rassegna Nazionale d’Arti figurative promossa dall’Ente Autonomo Quadriennale, a Roma, con due opere, “Giocatore di morra” e “Primo ritratto di Mario Negri”. Nel 1951-1952 alla II Mostra degli Artisti d’Italia presenta “Dafne”. Di rilievo una sua partecipazione alla VI Quadriennale romana con quattro sculture: “Pagliaccio”, “Lo Zufolo”,” Eva stanca”, “Narciso”. Nel 1955 (6 febbraio) l’artista fa parlare di sé la prima pagina della Domenica del Corriere con una tavola illustrata da Walter Molino con la didascalia: “Dopo tre anni e sei mesi di lavoro, Francesco Barbieri di San Cesario, ha costruito l’orologio più grande del mondo, per la torre di Sant’Oronzo di Lecce”. E’ morto nel 1973.