Quattro giorni con musica, canti, storie di accoglienza e testimonianze
TARANTO – «Abbiamo fatto tanti anni di Seminario insieme. Era un amico, una persona seria. Quando è diventato sacerdote, ha dato il meglio di sè». Con queste parole l’arcivescovo di Taranto, Mons. Filippo Santoro, ha ricordato a Mottola don Domenico Ludovico. Seminarista del Corso ’71, quest’anno avrebbe compiuto cinquant’anni di sacerdozio. «Mi è venuto a trovare quando ero in Brasile: siamo stati insieme in una favelas. Aveva una profonda spiritualità, una dimensione sociale e un cuore grande teso all’accoglienza» ha detto ancora in occasione delle celebrazioni in sua memoria. Gremita la chiesa madre, mentre all’esterno è stato predisposto un maxi schermo per dare la possibilità a tutti i fedeli di assistere alla celebrazione. In tutto quattro giornate dedicate al ricordo, con musica, canti, storie di accoglienza e testimonianze. A promuoverle, le Parrocchie Santa Maria Assunta e del Carmine per celebrare questa figura ancora molto cara alla comunità. Un sacerdote al servizio della sua gente ricordato da tanti, a 23 anni dalla sua morte. A cominciare proprio dai suoi compagni di Seminario -tra sacerdoti e vescovi- che hanno celebrato una Messa in sua memoria.
«Io stesso– ha sottolineato l’arciprete della chiesa dell’Assunta don Sario Chiarelli-facevo parte di quella comunità quando don Domenico è venuto a Mottola come parroco. Era il 1974 e io muovevo i primi passi nel Seminario Maggiore. Mi ha guidato anche nell’ultima fase del cammino verso il sacerdozio. Ho un ricordo come parroco, ma anche amico e compagno di viaggio. La cosa straordinaria è che, a tanti anni dalla sua morte, la comunità sente viva la sua presenza».
Nel corso dell’iniziativa, anche il ricordo da parte dei familiari di don Domenico, mentre al termine delle celebrazioni l’anticipazione del testo “Vescovi preti laici si raccontano” per ricordare i 50 anni del Corso ’71 del Seminario di Molfetta nelle parole del segretario Vito Piepoli.
Don Domenico è morto a 50 anni, per un’infezione dopo un intervento chirurgico per un trapianto di polmone, lasciando un grande vuoto, ma anche una grande testimonianza di fede e di vita. «È stato un sacerdote capace di coniugare la fede con il quotidiano- ha detto di lui Dino Rogante, tra i promotori dei festeggiamenti- gli aspetti spirituali con l’impegno sociale».
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