Discariche, Amati: “Dismesse solo se da oggi si comincia a realizzare impianto di recupero energetico”

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BARI – “Abbiamo un obbligo di verità che non possiamo violare. Le discariche potranno essere definitivamente dismesse non con esercitazioni dialettiche contenute tra le righe del Piano ma solo se cominciamo da oggi il procedimento di realizzazione di un impianto di recupero energetico. Tre anni passano presto e senza l’impianto le discariche non potranno mai essere dismesse, continuando a favorire l’inquinamento ambientale. Sarò ogni giorno a fianco di chi protesta, se la richiesta sarà imperniata su ciò che scienza, tecnologia e buon senso impongono. Altrimenti le discariche resteranno ben oltre il 2025 e le promesse di oggi appariranno come terribili menzogne”.

Lo dichiara il presidente della Commissione Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

Tutta la questione delle discariche ruota attorno a un quantitativo ottimisticamente stimato di 200mila tonnellate annue di rifiuti da sottovaglio, cioè quella frazione di rifiuti indifferenziati non riciclabili che resta dopo il trattamento meccanico biologico. Questa quantità di materiale può essere indirizzata o alle inquinanti discariche oppure agli impianti di recupero energetico. Non ci sono altre possibilità.

La destinazione alle discariche è allo stato l’unica possibile, purtroppo, per carenza di impianti di recupero energetico, fatto che ci obbliga all’uso vergognoso e altamente inquinante delle discariche. Ne deriva che se entro tre anni non saremo in grado di dotarci di un impianto di recupero energetico, magari attrezzato con le tecnologie più avanzate, la sopravvivenza delle inquinanti discariche è assicurata.

Per questo motivo e per non illudere le persone sulla dismissione delle discariche al 2025, ci tocca dire la verità: quell’obiettivo non sarà rispettato se non realizziamo almeno un impianto con linee di produzione per 300mila tonnellate annue.

È dunque opportuno che la protesta giusta contro le discariche sia da oggi spostata sulla richiesta incessante della realizzazione dell’impianto di recupero energetico, pena la cattiva sorte del disonore anche per valorosa protesta dei cittadini privi di intenti fondati sull’ideologia inconcludente della decrescita, che per definizione è una condizione di privazioni e infelicità.

Conosco l’antologia delle obiezioni politiche alla realizzazione degli impianti, che purtroppo trascendono l’argomento rifiuti e usano il sistema dell’eccitazione delle paure delle persone attraverso una miscela politicista fondata sulla lotta di classe, sui modelli di sviluppo, sulle critiche al capitalismo, al turboliberismo, alle lobby, alle multinazionali ecc., insomma a quel nemico invisibile che serve solo per galvanizzare consenso politico.

A me non interessa, invece, il profilo politico della questione perché penso che la politica sia il governo della realtà e non l’imposizione di elaborazioni mentali.

La realtà, quella che si supporta con la prova scientifica e con la tecnologia, dice qualcosa di molto logico e pratico: senza gli impianti di recupero energetico la sorte dei rifiuti è la discarica, e questo penalizza i bimbi pugliesi rispetto ai loro coetanei di Copenaghen, Oslo ed Emilia Romangna.

E a questo punto l’ideologo politicista del no-a-tutto, esausto di fronte alle leggi ferree della temodinamica, calerà la carta jolly: siamo contro le discariche e gli impianti di recupero energetico perché sosteniamo la differenziata spinta. Ottimo, viene da esclamare: qualora la differenziata si spingerà al 100 per cento, cioè ben oltre il possibile e ragionevole, saremo tutti felici e gli impianti resteranno spenti. C’è qualche problema nel tenere un impianto spento? Tenerlo spento non è meglio di una terribile discarica da riempirsi oggi e tenuta a produrre i suoi effetti inquinanti per anni, e finanche nei tempi in cui si dovesse realizzare l’obiettivo impossibile di una differenziata al 100 per cento?”.