Bari

Cerimonia per il ricordo dello sbarco della nave Vlora a Bari

BARI – Si è tenuta questa mattina, nella sala consiliare “E. Dalfino” di Palazzo di Città, la conferenza stampa convocata nel XXIX anniversario l’arrivo della Vlora nel porto di Bari, l’8 agosto 1991, con a bordo 18.000 persone in fuga dal regime albanese, alla ricerca di un futuro migliore.

All’incontro con la stampa hanno partecipato gli assessori alle Culture, Ines Pierucci, e al Patrimonio, Vito Lacoppola, l’avvocato Giuseppe Dalfino, figlio del compianto Enrico, l’artista Jasmine Pignatelli, i delegati del sindaco di Durazzo Artur Beu, ufficiale di collegamento della Polizia albanese presso il Consolato d’Albania a Bari, e Fabiola Ismaili. L’incontro è stato l’occasione per presentare la nuova intitolazione dello slargo stradale su cui si affaccia l’opera “Sono Persone 8.8.1991”, la scultura pubblica ideata e realizzata da Jasmine Pignatelli sul waterfront di San Girolamo grazie alla collaborazione con Arca Puglia e con la curatela di Stefano Straziota di Cellule Creative. L’opera celebra in codice Morse la frase che il sindaco Enrico Dalfino pronunciò sommessamente alla fine di quella giornata incancellabile: “Sono persone, persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro unica speranza”.

Lo slargo antistante il palazzo su cui è affissa l’opera sarà così intitolato “Sono Persone 8 agosto 1991”, proprio nei giorni scorsi è stata approvata la relativa delibera di giunta.

L’iniziativa di intitolazione è stata proposta dal Circolo Acli “G. La Pira” di Bari, per ricordare che nell’agosto del 1991 i cittadini di Bari, guidati dal sindaco Dalfino, dimostrarono al mondo intero la propria inclinazione alla pace e alla solidarietà: tutta la città, e in particolare le periferie, fu animata da una gara spontanea alla solidarietà e all’accoglienza.

All’incontro di questa mattina sono intervenuti anche Filomena Lisco, Vincenzo Purgatorio e Francesco Rutigliano, in rappresentanza delle ACLI, nonché alcuni testimoni diretti dell’evento, tra i quali Luca Turi, Lucio Marengo, Mimmo Magistro e Paolo Nitti.

In vista del trentennale di una vicenda che ha segnato la storia dell’immigrazione mondiale nel secondo Novecento, in accordo con la sindaca di Durazzo Emirjana Sako, l’amministrazione comunale ha deciso che un’opera gemella di quella presente sul lungomare IX Maggio di Bari sarà realizzata da Jasmine Pignatelli sul lungomare della città albanese. La suggestione è quella di due sculture che si fronteggiano, da Levante a Occidente, uniti dal mare Adriatico, connessi da un messaggio comune, faro di umanità, simbolo di un dialogo fraterno che continua e si prolunga nel tempo.

Nel corso della conferenza stampa è stata anche illustrata l’idea, già condivisa dai sindaci di Bari e Durazzo, che l’8 agosto del 2021 nelle due città adriatiche si svolga un cartellone di eventi culturali gemelli dedicati all’arrivo della Vlora, con la proiezione del film documentario “La nave dolce”, di Daniele Vicari, insignito del Premio Pasinetti alla Mostra del Cinema di Venezia del 2012 e la messa in scena dell’omonimo spettacolo teatrale con Massimiliano Di Corato, testo e regia di Daniela Nicosia.

Oggi ricordiamo lo sbarco dei 20 mila albanesi che tutti insieme arrivarono a bordo della Vlora e ricordiamo la figura del sindaco di allora Enrico Dalfino, che testimonio il sentimenti di accoglienza e solidarietà della comunità barese – dichiara l’assessore Vito Lacoppola -. Oggi annunciamo l’intitolazione dello slargo su cui si affaccia la scultura pubblica, sul waterfront di san Girolamo, che riporta la famosa frase del sindaco Dalfino “Siamo persone. 8 agosto 1991”. A questa frase sarà intitolata quell’area. Inoltre stiamo definendo una serie di iniziative che ci accompagneranno nei prossimi mesi fino all’8 agosto del 2021, in cui celebreremo il trentennale di questo avvenimento. Così, gettando un ponte ideale dal lungomare di San Girolamo di Bari al lungomare di Durazzo per quella data avremo la stessa scultura pubblica realizzata proprio nella città albanese a cui ci lega un rapporto di amicizia e solidarietà profondo“.

Io appartengo ad una generazione che nel 1991 forse era ancora troppo piccola per vivere in prima persona cosa accadde in quegli anni ma abbiamo avuto modo di viverlo subito dopo grazie alla testimonianza dei media, dei cronisti dell’epoca e grazie alla voce di chi era li, su quella banchina ad accogliere queste persone – ha spiegato Ines Pierucci, assessora alle Culture –. La città di Bari da quel giorno non è cambiata e ancora oggi possiamo essere orgogliosi di dire che Bari è ancora una città accogliente e solidale, una città che su quegli archetipi che si fondano sul legame profondo tra oriente e occidente ha costruito la sua identità e vuole ancora continuare a lavorare sul futuro tanto da scegliere proprio questo legame come uno degli aspetti fondamentali della candidatura di Bari capitale della cultura Italiana nel 2022. Un legame interpretato perfettamente da quel culto nicolaiano che di nuovo ci rimanda ai valori di accoglienza insita nella nostra identità culturale. Il sindaco Dalfino diceva: “Sono persone, persone disperate, siamo la loro unica speranza, non possiamo rimandarle indietro”; l’attualità e la passione che si trasforma in identità culturale sono caratteristiche che ritroviamo nell’espressione artistica di Jasmine Pignatelli e nella sua opera, che ha segnato in qualche modo l’inizio del mio mandato a servizio della città e a cui sono particolarmente legata. Da quell’iniziativa l’anno scorso abbiamo avviato un percorso, con la mostra nel Teatro Margherita dedicata ai porti di tutto il mondo ponendo l’accento sul porto di Bari che quasi 30 anni fa e ancora oggi rappresenta per noi e per l’intero Paese l’accoglienza“.

Nella mia visione le due sculture dialogano e si fronteggiano unite dal mare Adriatico e dalle parole di Enrico Dalfino tradotte in codice morse – ha spiegato l’artista Jasmine Pignatelli – Una fa da eco all’altra ricomponendosi di fatto in un ‘unicum monumentale’ diffondendo lo stesso unitario messaggio di fratellanza e civiltà. Ho sempre confidato in un’arte che svolgesse anche funzione sociale oltre che estetica ed emozionale e con Sono Persone ho condiviso la fiducia nell’umanità e nella sua coralità. L’arte come pratica pubblica resta una grande opportunità per la società, per la sua salute e per accorciare sempre di più le distanze umane nel futuro“.

Nelle parole dell’allora sindaco Dalfino – “sono persone” – vi era il riconoscimento che in quello sbarco erano coinvolti esseri umani – conclude il presidente del III Municipio Nicola Schingaro – disperati, che avevano bisogno di aiuto, e per i quali la nostra città era l’unica speranza: erano e sono i principi fondamentali della solidarietà e dell’accoglienza. Ancora oggi, quelle parole ci fanno comprendere quanto sia fuorviante, oltre che stupidamente disumano, tracciare confini per creare differenze, magari, la differenza di un luogo dal resto dello spazio o ancor peggio la differenza di una categoria di persone dal resto dell’umanità. In quelle parole c’era e c’è un profondo senso di dolore morale nei confronti della sofferenza dell’Altro. A causa di una propaganda dell’odio e della paura sempre più diffusa, abbiamo perso il senso di quel dolore morale. Ed è un fatto molto grave. Perché come ha detto un sociologo molto più importante di me, Zigmunt Bauman, quando il dolore morale perde la sua salutare funzione di essere avvertimento, allarme e spinta ad aiutare il nostro simile, è allora che inizia il tempo della cecità morale. Che è purtroppo il tempo che stiamo vivendo. E allora le parole di Enrico Dalfino sono molto importanti, perché racchiudono un messaggio forte, attuale, un messaggio di speranza: la speranza di uscire al più presto da questo tempo di cecità morale. Ringrazio allora sentitamente il sindaco Dalfino per questo messaggio di speranza e tutti quanti voi per avermi consentito di esprimere ciò che penso e ciò che sento“.

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