BARI – “Gli italiani potranno passare Pasqua e Pasquetta all’estero ma non nei nostri agriturismi pugliesi attrezzati per accogliere i clienti in tutta sicurezza” a mettere in risalto la dannosa discrepanza è il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro. Il ministero dell’Interno ha chiarito che è permesso spostarsi, anche tra regioni, per raggiungere l’aeroporto per recarsi in vacanza nei Paesi non bloccati, ma non è possibile raggiungere agriturismi e alberghi italiani. A parte le maggiori restrizioni della zona rossa rinforzata in Puglia, a Pasqua e Pasquetta, dunque, tutta Italia sarà in zona rossa. Vietato quindi spostarsi per turismo in questi giorni festivi nel territorio regionale mentre sarà vietato spostarsi tra le regioni fino al 30 aprile se non per motivi di lavoro, salute e necessità.
“La Puglia, e più in generale il Paese, stanno perdendo una grande occasione attuando un lockdown che penalizza oltremodo inspiegabilmente gestori di attività agrituristiche, ristoratori, baristi e albergatori e invece adottano la linea morbida per i viaggi all’estero“, spiega. “Bloccare il settore horeca (hotel, ristoranti e caffè) vuol dire creare un danno a tutto il settore agroalimentare. Un danno enorme per tutti i produttori di vini, oli e prodotti di qualità della regione che proprio nella ristorazione e nei bar trovano maggior mercato“.
In Puglia, secondo le stime più recenti ci sono circa 600 agriturismi e quasi 20mila attività di ristorazione (compresi i bar con cucina), mentre i bar (senza cucina) sono circa 8500. La Pasqua e i ponti del 25 Aprile e del 1° maggio segnano di solito l’inizio della stagione negli agriturismi italiani. Un comparto che occupa circa 100mila addetti e ospita, annualmente, 3/4 milioni di arrivi per un totale di 13,4 milioni di presenze. “Normalmente – conclude il presidente di Confagricoltura Puglia – le strutture lavorano cinque sei mesi a pieno ritmo e in Puglia in periodi normali si raggiunge il pienone proprio dalla fine di aprile, inizi di maggio e giugno. Al momento, nonostante siano attrezzate da mesi per accogliere in sicurezza i clienti, le attività non hanno guadagni concreti dall’estate scorsa mentre restano i problemi da affrontare, come quello della mancanza di liquidità, del notevole carico di tributi e un decreto ristori insufficiente che andrebbe rinforzato in quei settori che hanno più subito i danni economici della pandemia covid“.
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