Bari

Bari, Glauco Mauri e Roberto Sturno in “Re Lear”

Lo spettacolo sarà in scena dal 12 al 15 maggio  al teatro comunale “Niccolò Piccinni” per
la stagione teatrale del Comune di Bari in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese

BARI – Sarà in scena al teatro comunale “Niccolò Piccinni” di Bari, da giovedì 12 a domenica 15 maggio, “Re Lear”, la più titanica delle tragedie di William Shakespeare, dramma dell’amore padri-figli e della follia, per la regia di Andrea Baracco. In scena Glauco Mauri e Roberto Sturno per la stagione teatrale del Comune di Bari in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.
Lo spettacolo, inizialmente in programma dal 27 al 30 gennaio, era stato rinviato. Per chi non avesse chiesto il rimborso entro il termine previsto sono validi i biglietti già acquistati.
In occasione della festa di San Nicola è stata inoltre attivata la promozione speciale “Il teatro dei baresi”, con biglietti ridottissimi a 10 euro per i posti palco in vendita solo dal 6 al 9 maggio online e al botteghino.
Biglietti disponibili online al link https://bit.ly/3MQK9Q9, in tutti i punti vendita Vivaticket e al botteghino del Teatro Piccinni nei seguenti giorni e orari: dal 2 al 6 maggio e dal 9 al 15 maggio, dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 17 alle 20.
I biglietti in promozione speciale possono essere acquistati al botteghino solo il 6 e il 9 maggio fino a esaurimento posti. Nelle altre giornate di apertura, saranno disponibili i biglietti a prezzo ordinario.

Prezzo dei biglietti (Intero / Ridotto / 𝗣𝗥𝗢𝗠𝗢 𝗜𝗟 𝗧𝗘𝗔𝗧𝗥𝗢 𝗗𝗘𝗜 𝗕𝗔𝗥𝗘𝗦𝗜)
Poltrona Platea, Palchi I e II Ord. centrale € 30 / € 25
Posto Palco I e II Ord. Laterale € 25 / € 20 / 𝗣𝗥𝗢𝗠𝗢 𝗜𝗟 𝗧𝗘𝗔𝗧𝗥𝗢 𝗗𝗘𝗜 𝗕𝗔𝗥𝗘𝗦𝗜 € 𝟭𝟬
Posto Palco III e IV Ordine Centrale € 25 / € 20 / 𝗣𝗥𝗢𝗠𝗢 𝗜𝗟 𝗧𝗘𝗔𝗧𝗥𝗢 𝗗𝗘𝗜 𝗕𝗔𝗥𝗘𝗦𝗜 € 𝟭𝟬
Posto Palco III e IV Ord. Laterale € 20 / € 15 / 𝗣𝗥𝗢𝗠𝗢 𝗜𝗟 𝗧𝗘𝗔𝗧𝗥𝗢 𝗗𝗘𝗜 𝗕𝗔𝗥𝗘𝗦𝗜 € 𝟭𝟬
Loggione € 15
Info: www.teatropubblicopugliese.it

Re Lear
Glauco Mauri e Roberto Sturno
di William Shakespeare
traduzione di Letizia Russo
riduzione e adattamento di Andrea Baracco e Glauco Mauri
con Glauco Mauri, Eva Cambiale, Melania Genna, Emilia Scarpati Fanetti, Roberto Sturno, Francesco Sferrazza Papa, Woody Neri, Dario Cantarelli, Laurence Mazzoni, Giulio Petushi, Marco Blanchi, Francesco Martucci
regia Andrea Baracco
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
musiche Giacomo Vezzani, Vanja Sturno
luci Umile Vainieri
produzione Compagnia Mauri Sturno – Fondazione Teatro della Toscana

Glauco Mauri nella sua lunga carriera artistica ha dato vita a 24 personaggi shakespeariani e affronta, diretto da Andrea Baracco, per la terza volta Re Lear – la prima volta nel 1984 e la seconda nel 1999 con la sua regia, per un totale di 500 repliche. Roberto Sturno è il conte di Gloucester, al fianco di Mauri anche nelle due passate edizioni nel ruolo del Matto. In scena accanto a Mauri e Sturno, Marco Blanchi, Eva Cambiale, Dario Cantarelli, Melania Genna, Francesco Martucci, Laurence Mazzoni, Woody Neri, Giulio Petushi, Emilia Scarpati Fanetti, Francesco Sferrazza Papa. Lo spettacolo si avvale delle scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, delle musiche di Giacomo Vezzani e Vanja Sturno, delle luci di Umile Vainieri.
“Non ho mai smesso di credere che bisogna sempre mettersi in discussione, accettare il rischio pur di far sbocciare idee nuove per meglio comprendere quel meraviglioso mondo della poesia che è il teatro. Ed eccomi qui per la terza volta, alla mia veneranda età, impersonare Lear. Perché? Mi sono sempre sentito non all’altezza ad interpretare quel sublime crogiolo di umanità che è il personaggio di Lear. In questa mia difficile impresa mi accompagna la convinzione che per tentare di interpretare Lear non servono tanto le eventuali doti tecniche maturate nel tempo quanto la grande ricchezza umana che gli anni mi hanno regalato nel loro, a volte faticoso, cammino.
Spero solo che quel luogo magico che è il palcoscenico possa venire in soccorso ai nostri limiti. Cosa c’è di più poeticamente coerente di un palcoscenico per raccontare la vita? E nel Re Lear è la vita stessa che per raccontarsi ha bisogno di farsi teatro”. (Glauco Mauri)
Quello che mi ha sempre colpito di questa tragedia, che è una delle più nere e per certi versi enigmatiche tra quelle dell’autore inglese, è che sotto quel nero sembra splendere qualcosa di incredibilmente luminoso e proprio questa luce sepolta dall’ombra la rende così affascinante. Padri indegni e figli inetti, padri indegni che hanno generato figli inetti, le madri assenti, estromesse dal dramma, parafrasando Amleto, qui la fragilità è tutta e solo maschile. Nessuno dei personaggi è in grado di regnare, di assumersi l’onere del potere, nessuno sembra avere la statura adatta, nessuna testa ha la dimensione giusta per la corona, chi per eccesso, vedi Lear, chi per difetto vedi tutti gli altri. Solo giganti o nani in questo universo dipinto da Shakespeare. I tormenti di Lear, di Gloucester, i turbamenti di Edgar, i desideri di Edmund, i tremori e i terrori delle tre figlie del Re, Cordelia, Goneril e Regan, attraggono da sempre perché la complessità e in alcuni casi la violenza che produce il conflitto generazionale è per forza di cose universale”. (Andrea Baracco)

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