L’istanza è stata presentata ieri dal deputato barese del PD, Alberto Losacco.
“Quanto denunciato dai condomini – spiega Losacco – è un fatto grave, che merita d’essere approfondito, per capire se un così alto numero di casi di tumore ha una medesima causa che riguarda la salubrità dell’immobile e l’area in cui esso ricade. Certo, fino ad adesso non vi sono evidenze scientifiche, ma è anche vero che, come lamentano i condomini, nessuno le ha cercate, nonostante le svariate richieste che nel corso del tempo sono state inviate all’Agenzia regionale per la Casa e all’agenzia regionale per la protezione ambientale. Per questo il mio auspicio è che il Ministero della Salute, attraverso l’istituto superiore della sanità voglia farsi carico della vicenda attraverso un’indagine necessaria anche per la tutela della salute di chi vive ancora oggi nello stabile e nelle zone ad esso adiacenti”.
All’inizio è sembrato il normale corso degli eventi: del resto, il tumore colpisce tutti. Poi però ci sono stati i giovani. Il padre di Vito Dammacco, morto a 45 anni; il figlio di Michele Paloscia, ammalatosi di linfoma di Hodgkin a 35 anni; la figlia del signor Magliocchi con un prolattinoma all’ipofisi a 32 anni.
Successivamente i condomini dello stabile hanno cominciato ad allarmarsi ed hanno scritto sia all’Arca, l’Agenzia regionale per la casa che ha sostituito il vecchio Iacp, sia all’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.
“Abbiamo chiesto al proprietario dell’immobile, l’Arca, di venire a verificare – spiega Magliocchi, che vive al primo piano – Vogliamo semplicemente che sia fatta chiarezza, vogliamo sapere perché ci sono stati quasi 30 casi di tumore all’interno di una sola palazzina”.
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