“Una famiglia”: a Bari il debutto dello spettacolo di Vito Signorile, Claudia Lerro, Giusy Frallonardo e Michela Masciavè

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locandina 'una famiglia'

Lo spettacolo è inserito nella rassegna dedicata alla famiglia “Un teatro da favola” di Teatrificio22

BARI – «Non siamo abituati al lieto fine né nella vita reale né nelle storie narrate, ma chi scrive crede che la vera nuova rivoluzione sia nelle carezze. In quella sensazione di speranza e coraggio che solo l’immaginazione e le storie possono ancora proteggere. Mi piace pensare che lo spettatore esca dal teatro incoraggiato, accudito, spronato a continuare la sua battaglia e a credere nel lieto fine. Questo è in generale il compito che assegno all’arte». È con queste parole che Claudia Lerro presenta il suo nuovo spettacolo “Una famiglia” che debutterà domenica 20 marzo alle 19 al Teatro Abeliano di Bari.

L’appuntamento si inserisce nella rassegna teatrale “Un teatro da favola” destinata a tutta la famiglia, organizzata dalla compagnia Teatrificio 22, fondata da Claudia Lerro e Simona Oppedisano. E in questo spettacolo – produzione Teatri Di.Versi – la Lerro non firma solo la regia, ma è anche interprete insieme a degli straordinari compagni di viaggio e lavoro come Giusy Frallonardo, Michela Masciavè e Vito Signorile.

Lo spettacolo racconta la storia di quattro solitudini che si incontrano e, entrando in relazione, sciolgono pian piano i propri nodi esistenziali, diventando infine una vera e propria famiglia. Una famiglia in cui ci si “adotta” a vicenda, scegliendosi e accogliendo l’altro come un inatteso dono di Natale. L’incontro tra i quattro è fortuito, in apparenza. Vittorio, avvocato in pensione, Teresa, scrittrice tra i quaranta e i cinquant’anni, single, Claudia una giovane madre che viene dalla periferia e sua figlia Michela. Ogni personaggio contagerà l’altro delle sue imperfezioni e dei suoi punti di forza, completando le reciproche parti mancanti e costruendo una strana, nuova, vibrante relazione: una famiglia, appunto.

Una riflessione sulla vita, anche, sulle scelte, su bivi, sull’intreccio tra destino e libero arbitrio, tra percorsi tracciati e dirottamenti.

«Ho voluto riscrivere il concetto di “famiglia”. Non la forma perfetta, chiusa e legata alla consanguineità che mi hanno insegnato da bambina, ma quella fluida, allargata, imperfetta, monca che è la famiglia di oggi. Un insieme di persone che si scelgono volontariamente, che si sostengono e attraverso la condivisione di debolezze e imperfezioni, si migliorano. Perché come dice Michela la famiglia è la cosa più difficile che c’è, ma è anche la più bella – spiega la Lerro –. A prescindere dal risultato sulla scena, mi porto a casa il lavoro sul palcoscenico con Michela. Oggi ha 13 anni. È entrata nella mia scuola di teatro che ne aveva cinque. Giocare insieme sulla scena ad essere madre e figlia per me è il premio più bello. Ringrazio il teatro Abeliano per la gentilezza e l’ospitalità con cui ci ha accolti. E poi ringrazio Vito Signorile e Giusy Frallonardo perché senza cuori reali che si affaticano, pulsano, tremano, nessun personaggio può trovare la luce. E infine ringrazio la scrittura quando viene a bussare prepotente nelle mani e ti costringe a trovare l’ordine giusto delle parole. Spero che lo spettacolo possa essere un abbraccio e una carezza per chi ci sarà».

Da non perdere, poi, il 27 marzo sempre al Teatro Abeliano alle 19 andrà in scena “Storia di un uomo e della sua ombra”, già Premio Eolo 2010 come Migliore spettacolo teatro ragazzi e Finalista premio Scenario Infanzia 2009, lo spettacolo che ha superato le 300 repliche in tutta Italia è diretto da Giuseppe Semeraro, con Dario Cadei, Leone Marco Bartolo e Giuseppe Semeraro e le musiche originali eseguite dal vivo da Leone Marco Bartolo. Un cartone animato in bianco e nero, un film muto con due attori in carne e ossa. La parabola e la dinamica tra i due personaggi ci descrive in maniera semplice e diretta i conflitti tra gli esseri umani; tra il bianco e il nero, tra il buono e il cattivo, tra un uomo e la sua ombra. Con pochissimi artifici scenici e l’originale uso della musica dal vivo si racconta una storia vecchia come il mondo che si dipana tra conflitti, equivoci e gag divertenti e poetiche allo stesso tempo. Il linguaggio usato è quello del teatro fisico, delle clownerie e dei film muti. Uno spettacolo che fa ridere, riflettere e commuovere.

La compagnia teatrale Teatrificio22, con sede a Corato e operante con successo sul territorio da circa 10 anni tra il Lazio e la Puglia, è nata con la volontà di produrre teatro e cultura, e con questo progetto ha vinto il bando “Programma straordinario in materia di cultura e spettacolo per l’anno 2020” della Regione Puglia. “Un teatro da favola” si basa sull’idea di costruire e preservare il patrimonio immateriale più importante della nostra comunità di appartenenza: la narrazione di sé stessa attraverso le storie, le fiabe, le leggende del popolo. Lo spettacolo è finanziato da Regione Puglia e Fondazione Cannillo.