Taranto, l’attore Francesco Foti voce recitante nel reading musicale “Il riposo dell’Imperatore: Paisiello e Napoleone” di Giulia Perni

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francesco foti - (ph Asiyat gamzatova)

TARANTO – Se due secoli fa ci fossero stati i social, Napoleone avrebbe avuto milioni di follower. E con Paisiello avrebbe condiviso stories, post e video. L’uno avrebbe taggato l’altro, nel segno di quella reciproca ammirazione che effettivamente caratterizzò i rapporti tra i due illustri personaggi, star di allora, uno nel campo della politica, l’altro in quello della musica. Un legame al centro della diciannovesima edizione del Giovanni Paisiello Festival di Taranto, diretto da Lorenzo Mattei per gli Amici della Musica “Arcangelo Speranza”, che prosegue le celebrazioni del bicentenario della morte del generale francese, martedì 28 settembre (ore 21), al Teatro Comunale Fusco, col reading musicale «Il riposo dell’imperatore: Paisiello e Napoleone» firmato da Giulia Perni attraverso la casa editrice Sillabe-Opera Laboratori per la voce recitante di Francesco Foti, tra i volti della serie «Fino all’ultimo battito» in onda su RaiUno dalla scorsa settimana.

Il popolare attore siciliano, che nel cinema ha lavorato con Giuseppe Tornatore («Baarìa»), Roberto Faenza («Alla luce del sole») e Giuseppe Piccioni («Fuori dal mondo») e sul piccolo schermo è stato l’avvocato senza scrupoli di «Squadra antimafia 3» e il boss Stefano Bontate nel film «Il capo dei capi», ripercorrerà in terza persona gli episodi di un legame che, nell’elaborazione scenica di Chicco Passaro, verrà raccontata anche attraverso i ricordi personali, le riflessioni, i sentimenti e la quotidianità universale di Napoleone e Paisiello, accompagnati dalla musica strumentale e vocale del Maestro eseguita da un ensemble composto dal soprano Flavia Muri, dal contraltista Vincenzo Franchini, dal cembalista Fabio Anti e dal Quartetto d’archi del Giovanni Paisiello Festival (Silvia Grasso e Cristina Ciura, violini; Michela Carnevale, viola; Gaetano Simone, violoncello).

Napoleone volle fermamente il più famoso compositore dei suoi tempi come maestro di cappella alla corte delle Tuileries, operazione con la quale non solo suggellò la grandezza musicale di Paisiello, già famoso in tutta Europa, ma confermò anche la propria leadership strategica attraverso il potentissimo mezzo di comunicazione di allora, la musica, per l’appunto. Una strategia che, tuttavia, si fondava su solide basi di sincera ammirazione nei confronti del musicista tarantino. «Eugènie era come il canto dell’usignolo, o come una musica di Paisiello», aveva scritto molti anni prima Napoleone in suo romanzo. Negli anni giovanili Bonaparte si cimentò, infatti, con la scrittura. Ed era ancora capitano di artiglieria quando nel 1781 si produsse nella composizione letteraria «Clisson et Eugènie» pubblicata nel 1795, l’anno in cui Bonaparte conquistò i gradi di generale. Il romanzo venne dedicato alla fugace fidanzata di allora, Desirée Clary, figlia di un agiato commerciante di sete di Marsiglia, poi sposa di un maresciallo di Francia, Jean-Baptiste Bernadotte, futuro Re di Svezia. Ma testimonianze ancora più forti dell’ammirazione di Napoleone per Paisiello sono sparse ovunque. Quando il Primo Console rientrò dalla campagna d’Italia, invitò la direzione del conservatorio di Parigi a predisporre l’esecuzione di una pagina del musicista tarantino. Lo stesso Napoleone partecipò all’audizione, durante la quale vennero eseguite anche musiche di Cherubini (un’autorità a Parigi) e Zingarelli. Ascoltati tutti gli autori, Napoleone sentenziò: «Paisiello è il più grande». E non lo diceva tanto per dire. Nel 1801, quando le relazioni diplomatiche tra Parigi e Napoli erano ormai riprese da un paio di mesi, su impulso di Napoleone Paisiello fu reintegrato nelle vecchie cariche alla corte dei Borboni e, alla fine dell’anno, divenne merce di scambio per una mediazione politica tra Francia e Regno di Napoli.

Napoleone domandò Paisiello in prestito a Re Ferdinando, e alla richiesta ottenne immediata soddisfazione. Partito da Napoli nel 1802 con la moglie Cecilia, il musicista raggiunse Parigi nel mese di aprile intraprendendo una breve ma fondamentale esperienza alla corte del suo più illustre ammiratore. Oltre all’unica tragédie-lyrique, «Proserpine», recuperata nel 2003 dal Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, Paisiello scrisse per il generale francese la «Messa per l’Incoronazione», la cui esecuzione nel Duomo di San Cataldo di Taranto, accanto a una serie di Mottetti mai ascoltati in tempi moderni, giovedì 30 settembre, alle ore 21, chiuderà il festival.

Anche quest’anno il Giovanni Paisiello Festival è organizzato sotto l’egida del Ministero della Cultura e della Regione Puglia, oltre a Conad e Banca di Taranto, e il patrocinio del Comune di Taranto.