Stagioni Agimus Mola di Bari, tutto pronto per il Concerto di Natale

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MOLA DI BARI (BA) – «Concerto di Natale» nel segno di Albinoni, Bach e Manfredini per l’Agìmus di Mola di Bari, che chiude le Stagioni 2021 sabato 18 dicembre (ore 20.45) nel Teatro van Westerhout con il virtuoso di violino Fortunato Casu, lo specialista di oboe Alberto Cesaraccio e i musicisti dell’Agìmus Ensemble.

Come molti dei suoi contemporanei, il veneziano Tomaso Albinoni compose un gran numero di pezzi per ensemble d’archi e molti concerti per violino. Ma fu soprattutto con i suoi concerti per uno e due oboi che introdusse quasi un nuovo genere. Albinoni, infatti, non copiò la forma del concerto per violino di Vivaldi, ma si basò, per la forma e lo stile, sulla sua vasta esperienza come compositore d’opera. E diversamente da altri musicisti italiani, ebbe sempre una predilezione per l’oboe, strumento all’epoca poco in voga in Italia per il quale scrisse numerose pagine che riscossero subito un enorme successo. Tra queste la più nota è sicuramente il Concerto in re minore per oboe e archi op. 9 n. 2 che apre questo «Concerto di Natale» dell’Agìmus. A seguire si ascolterà il Concerto in la minore BWV 1041 per violino e archi che Johann Sebastian Bach scrisse per piccola orchestra durante il fecondo periodo di Köthen affidando al violino non il ruolo di strumento solista in senso moderno, ma di violino concertante impegnato a rivaleggiare in bravura con gli altri.

Stessa tipologia di scrittura violinistica si ritrova ancora prima in Francesco Onofrio Manfredini. Nel 1709 il compositore toscano diede alle stampe la sua seconda opera, una raccolta di dodici sonate da chiesa per due violini, in cui viene accentuato il protagonismo virtuosistico dei violini. La raccolta si chiude con la «Pastorale per il Santissimo Natale» inserita come augurio nel programma della serata, che si completerà con un’altra pagina bachiana, il Concerto in Re minore BWV 1060 di Bach, componimento anche questo appartenente agli anni di Köthen (che vanno dal 1717 al 1723) e giunto sino a noi in due versioni: una per due violini e un’altra per violino e oboe, esattamente quella in programma nel Teatro van Westerhout. In ogni caso una pagina che rivela l’influsso esercitato sul genio di Eisenach dai modelli estetici italiani, a partire da Vivaldi.