MOLA DI BARI (BA) – La musica è un affare di famiglia per il ventiquattrenne violinista siciliano Joseph Arena, che suona regolarmente in trio col padre Antero (violinista anche lui) e la madre pianista, Maria Assunta Munafò, con la quale forma il duo di scena per l’Agìmus di Mola di Bari, sabato 13 novembre (ore 20.30), nel Teatro van Westerhout.
Particolarmente affascinante il programma con il quale si cimenteranno Arena e Munafò, tutto all’insegna del virtuosismo, a partire dall’introduttiva «Sonata op. 25 n. 5 “La Primavera”» di Ludwig van Beethoven, nella quale paiono evidenti l’evoluzione e la sperimentazione ricercate dall’autore nel raggiungimento di un maggior equilibrio tra le parti. Il violino, infatti, non si trova più subordinato rispetto alla tastiera nella scena musicale, ma al contrario ne diviene parimenti protagonista grazie al legame indissolubile che s’instaura tra il timbro dello strumento ad arco e le idee compositive.
Un pezzo dal virtuosismo brillante è anche la successiva «Nouvelle Fantaisie sur Faust de Gounod op. 13» che lo spagnolo Pablo de Sarasate compose ispirandosi all’opera del musicista francese, rievocata partendo dal tormentato Moderato d’apertura, cui segue un più disteso momento lirico. Successivamente, l’Allegro maestoso richiama l’aria del secondo atto «Le veau d’or» cantata da Mefistofele, canzone sull’avidità e la malvagità dell’uomo, mentre l’Andante apre alla dolcezza dei temi dal terzo atto, in cui Faust tenta di sedurre Marguerite, prima del Valzer finale nel quale al pianoforte viene affidato il canto del coro e al violino la brillantezza della danza.
Non cambiano le atmosfere con la «Danse macabre op. 40», indubbiamente uno dei lavori più popolari di Saint-Saëns per il quale l’autore s’ispirò a una poesia di Cazalis. La versione per violino e pianoforte venne elaborata dall’autore in seguito al successo della versione orchestrale (che diede all’invenzione la dimensione del poema sinfonico) e fu eseguita per la prima volta nell’aprile del 1877 in Svizzera da Saint-Saëns stesso con l’amico violinista Aimé Gros.
Finale di recital nel segno di George Gershwin, con alcuni estratti dall’opera «Porgy and Bess» («Summertime», «A Woman is a Sometime Thing», «Bess You Is My Woman Now» e «It Ain’t Necessarily So»).
L’«open concert» della serata è affidato al quartetto Conjunto El Duende (musiche di Piazzolla) e al Contamination Open Ensemble (musiche di Bolling, Iturralde, Cavallo).
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