I dati del campo Cabs
BARI – Sono decine i richiami elettronici piazzati in un’area limitata dell’agro foggiano. Li hanno scoperti e denunciati i volontari del CABS, l’associazione specializzata in antibracconaggio, tra Manfredonia, Foggia e Margherita di Savolia. I marchingegni, in alcuni casi rinvenuti blindati, servivano ad emettere il verso della quaglia. Azionati di notte, avrebbero attirato i volatili migratori che, la mattina ed in tutta calma, sarebbero stati centrati dal fucile del bracconiere. In tutto ed in soli dieci giorni, sono stati disarmati ben 31 richiami liberamente piazzati nel terreno e quattordici assicurati con una vera e propria blindatura.
“Quanto scoperto dal CABS in questi giorni – hanno affermato i protezionisti – conferma la gravità della situazione nella provincia di Foggia, riconosciuta come punto cruciale del bracconaggio in Italia, ma ancora in larga parte lasciata nelle mani di bracconieri. Da quando è stato varato il Piano Nazionale Antibracconaggio non ci risulta si sia fatto un granché in Puglia e comunque avere decine di richiami illegali sparsi per il territorio in un’area così importante per la migrazione di quaglie e allodole è inaccettabile e dimostra l’inefficacia dei controlli effettuati”.
Il problema non è limitato a questa provincia: in quella di Lecce, ad esempio, i Carabinieri Forestali hanno rinvenuto richiami per quaglie vicino Copertino, oltre che a Taviano, Alliste, Nardò e Galatina. Il tutto fa pensare che l’uso di tali strumenti di caccia illegale sia più diffuso di quanto si è portati a pensare. Il database dell’attività che in questi giorni il CABS ha condotto in provincia di Foggia, è stato consegnato, per le opportune indagini, ai Carabinieri Forestali. Ai richiami per quaglie ritrovati nei giorni scorsi dal CABS, si devono aggiungere quelli rinvenuti nei mesi scorsi dalla stessa associazione. Anche in questo caso, alcuni sono stati trovati blindati.
Ad avviso del CABS, sebbene l’uso di tali strumenti potrebbe teoricamente riguardare altri scopi, appare grave che siano posti in libera vendita ed a volte addirittura pubblicizzati in siti web e riviste tematiche. Il CABS pone però l’accento anche sulla legge che dovrebbe disincentivare l’uso venatorio ormai bandito da tempo. “Non è possibile – ha commentato il CABS – che l’uso di tali strumenti da parte dei bracconieri sia punito con semplici reati di contravvenzione, così come prevede la norma in vigore. Contro i bracconieri bisognerebbe urgentemente adottare reati-delitti così come giustamente già avviene per i reati di maltrattamento ed uccisione relativi agli animali di cosiddetta affezione”.
Per i protezionisti il dolore causato da una rosa di pallini sparati abusivamente su un cane è identico a quello che colpisce, mortalmente, un gruppo di volatili in migrazione ingannevolmente attratti dal richiamo acustico. Perchè sanzionare le due condotte illegali in maniera diversa?
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