Era ora, almeno la Regione Puglia sembra averlo compreso, che qualcuno mettesse in evidenza, nei fatti, che la battaglia al virus non si combatte solo nelle corsie degli ospedali a contatto ogni giorno con i contagiati, ma con una concreta campagna di prevenzione e sensibilizzazione a stretto rapporto con i cittadini.
E in questo percorso propositivo, che sarebbe dovuto maturare nelle menti e nelle azioni dei nostri Governatori molto tempo fa, soprattutto a cavallo tra la prima e la seconda ondata, forti dell’esperienza vissuta la scorsa primavera quando il nemico era sconosciuto e le difese erano certamente non all’altezza di quelle di oggi, il ruolo dell’infermiere, perno più che mai del nostro sistema sanitario, non diventa solo fondamentale nella sfida quotidiana alla cura dei pazienti, ma assume aspetti decisivi nel mondo scolastico, laddove i giovani, i ragazzi, i bambini, hanno fortemente bisogno di un sostegno.
La cultura della prevenzione assume un aspetto non certo secondario rispetto alle azioni finalizzate a salvare tante vite umane. In un momento in cui il piano vaccini stenta ancora a decollare, proprio per la mancanza di infermieri, potrebbe sembrare un controsenso ricercarli per impiegarli nel settore scolastico. Tutt’altro! Di loro abbiamo bisogno sempre, fuori e dentro gli ospedali. La loro competenza, la loro umanità, la loro formazione, può fare la differenza. Perché poi non immaginare che i nostri professionisti nelle scuole possano vaccinare gli insegnanti, il personale Ata, gli studenti oltre i 16 anni».
Così Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, elogia il progetto messo in atto dall’Asl di Bari e non manca di ricordare come nel recente passato il sindacato avesse già sollevato la necessità di riportare gli infermieri nelle aule scolastiche.
«L’infermiere scolastico da impiegare nelle attività educative destinate ai giovani riveste oggi più che mai un ruolo decisivo per il futuro della sanità italiana – continua De Palma – E’ qui, nelle scuole, “teatro” non solo di apprendimento ma di crescita sociale, che sarebbe opportuno introdurre in tutte le Regioni una figura chiave come quella dell’infermiere: avevamo chiesto a gran voce che ciò avvenisse già lo scorso settembre, alla riapertura dell’anno scolastico, sia per supportare gli studenti nella loro ripresa delle attività, dopo mesi di isolamento, seguendoli passo per passo in un percorso di formazione e conoscenza di tutte le regole di contrasto al diffondersi delle principali tipologie di malattie contagiose e diffusive, sia per fornire una vera propria formazione in educazione sanitaria, quella che manca negli istituti scolastici, quella che è fondamento per diventare cittadini informati e responsabili. Mi riferisco ancora una volta alle norme basilari di pronto soccorso, alla civica responsabilità sociale che ognuno di noi ha nel tutelare la propria salute e quella collettiva, cose che si dovrebbero apprendere dai primi anni di vita».
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