Ecco le sue dichiarazioni
BARI – “Il quartiere Madonnella di Bari, dopo anni di faide tra clan, è passato sotto il controllo della famiglia Parisi. È quanto emerge dalle analisi della Direzione investigativa antimafia sulla città di Bari, dove l’attività criminale di stampo mafioso si presenta attivissima, fertile e ben distribuita in tutto il territorio cittadino. In questi anni i clan hanno avuto modo di strutturarsi e di organizzarsi, per dividersi i traffici e per infiltrarsi nel tessuto istituzionale e sociale della città“.
Così in una nota Paolo Lattanzio, portavoce del Movimento 5 Stelle alla Camera e membro della Commissione Antimafia.
“Stiamo assistendo a un lungo e silenzioso processo di assestamento e di ampliamento di organico”, spiega Lattanzio. “Da sempre abbiamo considerato il quartiere Madonnella di Bari territorio dei Di Cosimo e dei Rafaschieri, perché è qui che il clan ha gestito il mercato della droga e delle estorsioni, sotto il controllo dei Parisi. Adesso la situazione è cambiata. La nuova generazione del clan Di Cosimo – Rafaschieri ha accolto la famiglia Strisciuglio dei quartieri San Paolo e Libertà, dando vita a una struttura mafiosa allargata. Siamo di fronte, insomma, a una sorta di cartello di camorra“, prosegue il deputato.
“Oltre che con l’attivismo delle nuove generazioni dei clan, questa trasformazione è avvenuta anche grazie all’arruolamento di criminali emergenti e mafiosi in erba“, commenta Lattanzio. “È un dato che non sorprende, perché le mafie si sono sempre dimostrate capaci di evolversi radicalmente nelle modalità e nei linguaggi, ponendosi come forza attrattiva per le nuove leve, soprattutto in contesti di disagio sociale ed economico e di povertà educativa“, commenta.
“Allora è importante che queste fasce più fragili del tessuto sociale non siano assolutamente lasciate scoperte o indifese, perché è qui che le mafie cercano nuove forze e nuove risorse. Il contrasto alle mafie deve essere fortissimo, diffuso e partecipato soprattutto in questi contesti e deve coinvolgere tutti gli attori sociali: le istituzioni, le agenzie sociali, culturali ed educative, il mondo dell’associazionismo, le comunità di persone che vivono i quartieri. Sicuramente la scuola, per la sua presenza capillare sui territori, è il primo presidio territoriale di antimafia e, in virtù della sua funzione di comunità educante, è il luogo ideale e fondamentale per invitare le nuove generazioni alla pratica della legalità e dell’antimafia“, conclude Lattanzio.
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