Mola di Bari, il Trio CaNDal nel recital “Nella camera delle meraviglie”

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Sabato 4 novembre, sul palco del Teatro van Westerhout, per l’Autunno Agìmus, si esibiranno  Giuseppe Nese, Marco Dalsass e Pierluigi Camicia

MOLA DI BARI – Due grandi esponenti del Romanticismo tedesco, Carl Maria von Weber e Felix Mendelssohn-Bartholdy, vengono messi a confronto dal Trio CaNDal, acronimo dei suoi componenti, il flautista Giuseppe Nese, il violoncellista Marco Dalsass e il pianista Pierluigi Camicia, ospiti sabato 4 novembre (ore 20.45) nel Teatro van Westerhout di Mola di Bari dell’Autunno Agìmus programmato dal direttore artistico Piero Rotolo.

Il recital, intitolato «Nella camera delle meraviglie», si aprirà con il Trio op. 63 J. 250 di Carl Maria von Weber, punto più alto nella scarsa produzione cameristica dell’autore del Freischütz (Il franco cacciatore), prima opera interamente cantata in tedesco e fieramente intrisa di spirito squisitamente germanico. Composto in quattro movimenti, il Trio op. 63 venne completato nell’estate del 1819. E il clima campagnolo, nel quale il musicista si ritrovò immerso in quel momento, risuona pienamente in una pagina dal sapore decisamente pastorale, come emerge dalla scrittura, radiosa e armoniosa. Lo spirito è quello del Divertimento mozartiano, dunque, lontano dai monumenti in ambito cameristico dello stesso Mozart, ma anche di Haydn e Beethoven, compositore, quest’ultimo, al quale Weber rimanda nell’apertura del secondo movimento, uno Scherzo che scivola dentro un valzer. Ma, come spiega bene Gioacchino Lanza Tomasi, è il terzo movimento, l’Andante, il nucleo centrale dell’intera composizione. Il pezzo, sottotitolato «Schäfers Klage» (Lamento del pastore), getta un’ombra di malinconia sull’intera creazione, che si apre in pieno clima romantico con un Allegro dal piglio molto controllato, mentre il Finale, ricco di analogie motiviche con il «Freischütz», presenta soluzioni contrappuntistiche che rimandano al passato.

Con il Trio n. 1 op. 49 Mendelssohn riuscì a sua volta a creare un perfetto equilibrio tra le tre voci strumentali, con il pianoforte a fare da collante all’interno della tradizionale forma del classicismo, caratterizzata da esposizione del materiale tematico, sviluppo e ripresa. Una passione, non troppo travolgente, e un tono ampiamente discorsivo, caratterizzano il movimento di apertura (Molto allegro e agitato). L’opera venne eseguita per la prima volta a Lipsia, il 23 settembre 1839. Al pianoforte sedeva lo stesso autore, che per il secondo movimento (Andante con moto tranquillo) scelse atmosfere più liriche e riflessive prima di condurre l’ascoltatore nel regno fantastico del Romanticismo, dentro il quale si viene catapultati con il successivo terzo movimento (Scherzo). Mendelssohn gettò le basi per la proiezione verso un finale (Allegro assai appassionato) pensato dentro un’articolazione formale più complessa, con il violoncello in gran spolvero nella parte centrale, la più espansiva di quest’ultimo movimento.

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