Mesagne, dal 12 al 22 maggio la mostra “Diario” di Emilia Ruggiero

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Al Castello Normanno Svevo la mostra a cura di Lorenzo Madaro; 36 tele he compongono un diario intimo dell’artista mesagnese

MESAGNE (BR) – Da venerdì 12 a lunedì 22 maggio il Castello Normanno Svevo di Mesagne ospita la mostra Diario di Emilia Ruggiero a cura di Lorenzo Madaro. Organizzata in collaborazione con Coolclub con il patrocinio del Comune di Mesagne, la personale accoglie una selezione di una cinquantina di tele che compongono un diario intimo dell’artista mesagnese.

«Pagine di uno spazio emotivo su cui Emilia, che proprio dal centro brindisino ha avviato il suo discorso con la pittura, anzi dentro la pittura, si concentra da oltre un decennio con rigorosa attenzione, costruendo immagini, trasformandole, custodendole, come se fossero quadri da viaggio, un po’ come accadeva con le piccole tavole dipinte di età medievale, disponibili al culto domestico ma anche a una forma specifica di nomadismo», come sottolinea il curatore nel catalogo della mostra. Nata a Mesagne nel 1979, dopo il diploma si laurea in Conservazione dei beni culturali all’Università del Salento. Nel corso degli anni partecipa a numerosi corsi di formazione nel settore culturale, turistico, archivistico e bibliotecario, proseguendo la sua ricerca pittorica con diversi progetti e tante collaborazioni. Il vernissage (venerdì 12 maggio alle 19) accoglierà anche una performance a cura di Maristella Martella, coreografa, danzatrice e direttrice artistica di Tarantarte. La serata sarà accompagnata da una degustazione di vini di Masseria Masciullo, prima cantina interamente biologica della provincia di Brindisi. Dopo l’inaugurazione la mostra sarà aperta dal 13 al 22 maggio tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20. Ingresso libero. Info 0831732285 – Facebook.com/emiliaruggieroart.

LA MOSTRA
Pittura come diario intimo. Emilia Ruggiero e il suo spazio emotivo a cura di Lorenzo Madaro
Questa mostra di Emilia Ruggiero è un diario intimo, i suoi dipinti sono pagine di uno spazio emotivo su cui si concentra da oltre un decennio con rigorosa attenzione, costruendo immagini, trasformandole, custodendole, come se fossero quadri da viaggio, un po’ come accadeva con le piccole tavole dipinte di età medievale, disponibili al culto domestico ma anche a una forma specifica di nomadismo. Ma questa mostra è, anzitutto, un ritorno a casa, perché questo castello è un antico avamposto della sua città, del punto di partenza per le sue riflessioni sulla vita e l’arte. Mesagne è infatti il luogo di nascita di Emilia Ruggiero, qui ha trascorso la sua infanzia e l’adolescenza e certamente in questa geografia ha sviluppato emotività e relazioni, prima di trasferirsi altrove per studiare e proseguire il suo discorso con la pittura, anzi dentro la pittura. La relazione con la propria città – di nascita o di adozione – è un tema che appartiene da sempre alla storia della pittura (perché d’altronde riguarda la vita stessa), anche in un senso conflittuale, emotivo, che stordisce la memoria creando prospettive di pensiero, sguardi, complessità che si risolvono nel territorio magico dell’arte. Questa mostra lo conferma con convinzione. Mi viene in mente una frase de La luna e i falò di Cesare Pavese: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”, ma anche alcuni versi del poeta pugliese Vittorio Bodini (tra l’altro grande amico di tanti artisti): “Qui non vorrei morire dove vivere mi tocca, mio paese, così sgradito da doverti amare”. Sono frasi che mi fanno pensare a Emilia e al suo lavoro. D’altronde in questo paradossale rapporto con il proprio luogo di origine, si sviluppa una ampia galleria di ritratti, che Emilia Ruggiero ha allestito in questo spazio dalle declinazioni affascinanti. Sala dopo sala si espande così una specifica familiarità con questi volti che sono, a ben guardare, luoghi, veri e propri spazi in cui sono accadute azioni, traumi, momenti felici, squarci di vitalità e attimi avvilenti. In questi volti-luoghi c’è tutto, c’è l’universo di donne che vivono costantemente un quotidiano fatto di realtà, con i suoi paradossi e gli estremi valori della vita di ogni giorno. C’è la poesia ma anche il degrado della paura, c’è finanche – però – la gioia, quella dell’esistenza. Così osservandole a distanza ravvicinata, queste donne ritratte da Emilia Ruggiero ci appaiono come presenze familiari perché in fondo rappresentano specifiche presenze della vita dell’artista, ma nei fatti sono esseri universali, perché d’altronde tutte le storie umane si somigliano. Quando si allontana da una pittura che sembra quasi suggerire un rapporto con le icone, in quella apparente rigidità frontale del ritratto che mi fa pensare finanche a Alex Katz, Emilia Ruggiero entra in immaginari altri, in cui il rapporto tra i corpi e la natura si fa ancora una volta silenzioso eppure avvolgente e alle volte totalizzante. In fondo è in queste continue conferme di un percorso, ma anche in alcuni apparenti deragliamenti che si amplia questo possibile diario intimo, in cui Emilia Ruggiero ci sta facendo ancora una volta entrare.