Lecce

Lecce scopre i suoi gioielli del ‘500

Masseria tagliatelle e ninfeo delle fate svelate ai giornalisti

LECCE – 250 metri quadrati di copertura per una masseria del 700, che durante i lavori di recupero si è rivelata una seconda costruzione su un palazzo nobiliare risalente al 1.500, la residenza di Scipione de Summa, che agli inizi del 500, ha goveranto Terra d’Otranto.
La struttura, che si trova all’interno del parco Urbano, di diversi ettari, delle ex cave di Marco Vito, ha anche le caratteristiche di una laura basiliana, non si esclude che i monaci abbiano trovato rifugio in questa struttura. L’edifico fino a pochi anni fa era stato occupato abusivamente da senzatetto ed extracominitari che avevano abbattuto i muri costruiti per impedire gli ingressi e avevano fatto della storica residenza un’abitazione di fortuna, distruggendo parte delle opere architettoniche presenti.
Il progetto di recupero, nato da una proposta dell’assessore alla Pianificazione Territoriale e Urbanistica di Lecce Severo Martini insieme all’architetto Luigi Maniglio, in quegli anni dirigente dell’assessorato al ramo, prevede la nascita di un centro polivalente che sarà gestito da associazione che dovranno rispondere ad un bando studiato appositamente, specifico, che rispetta il codice degli appalti e il codice dei Beni Culturali e del paesaggio, per la tutela dei beni e la loro fruizione.

Abbiamo voluto restituire alla città un luogo e una struttura che per lungo tempo era stata abbandonata, perché storicamente ed emotivamente è nella memoria dei cittadini, oltre che parte della tradizione popolare di Lecce – spiega l’assessore Martini – il Ninfeo delle Fate poi rappresenta un elemento fortemente caratterizzante il territorio e la cultura leccese. Abbiamo scelto questo luogo per cominciare un grande intervento di Rigenerazione delle periferie, da qui infatti è partita la riqualificazione che rientra in un piano più ampio di rigenerazione dell’intero quartiere Leuca-Ferrovia”.

Al Ninfeo delle Fate si accede da un’antica una scala sulla quale campeggia un affresco, datato 1585, che illustra l’Annunciazione, passando da un ingresso con un portale raffigurante dei putti. Dentro ci sono 12 nicchie occupate dalle fate, disposte intorno alla stanza.
Il Ninfeo ipogeo, probabilmente un tempo sorgivo, era il luogo dove le dame di Lecce si riunivano nei momenti conviviali, per immergere i piedi nell’acqua durante i periodi più caldi.
Solo per la bonifica dell’intero stabile sono stati necessari 80 mila euro.
Quando ho sposato questa causa – dichiara l’architetto Luigi Maniglio, al tempo dirigente dell’assessorato Urbanistica – “mi diedero del pazzo, l’assessore martini ha creduto nella mia proposta, oggi sono felice di vedere che Lecce ha potuto riavere questi gioielli”.
Il progetto, realizzato con la partecipazione dell’attuale dirigente Maria Antonietta Greco, è stato finanziato con i fondi strutturali dell’Unione Europea FESR-Programma operativo FESR 2007/2013, per un totale di 3 milioni di euro e si concluderà con il ribaltamento della stazione ferroviaria.

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