Il frumento proveniente dalla Spagna viene quotato 540 euro a tonnellata, ma è meno proteico. Carrabba: “L’aumento del prezzo non compensa le perdite dovute alla minore resa dei campi”. In molte zone della Puglia il 40% in meno di resa, media del +30% per i costi di produzione
BARI – Il grano duro spagnolo ha un peso specifico e un contenuto proteico (12%) inferiori ma una quotazione superiore rispetto a quella del grano duro pugliese. “È una delle tante anomalie di un mercato cerealicolo particolarmente in fibrillazione, con dati assoluti che solo all’apparenza sembrano favorevoli, ma non contestualizzano le enormi difficoltà dei produttori che vedono diminuire la loro redditività soprattutto per due motivi: la diminuzione della resa per ettaro che, in diverse zone della Puglia, arriva a toccare il -40%, e l’aumento medio dei costi di produzione stimato almeno in un +30%”, ha spiegato Raffaele Carrabba, presidente di CIA Agricoltori Italiani della Puglia.
“Le quotazioni del grano duro nelle Borse di Bari e Foggia, nelle ultime settimane, hanno fatto registrare quotazioni che oscillano fra i 480 e i 500 euro a tonnellata, mentre il prezzo dello spagnolo è arrivato a toccare quota 540 – spiegano Felice Ardito e Domenica Piarulli, rispettivamente presidente e vicepresidente Cia Levante – Si tratta di quotazioni molto alte, soprattutto se confrontate con quelle registrate negli scorsi anni, ma l’aumento del prezzo riconosciuto ai produttori non riesce comunque a compensare le perdite dovute al decremento delle quantità raccolte“.
Le importazioni sono diminuite rispetto allo scorso anno, soprattutto a causa di una forte diminuzione dei quantitativi raccolti in Canada.
“I facili entusiasmi di qualche settimana fa, dovuti all’aumento delle quotazioni riconosciute al grano duro italiano, nascondono tuttavia una realtà ben diversa e molto più complessa“, hanno aggiunto Pietro De Padova e Vito Rubino, rispettivamente presidente e direttore Cia Due Mari. “Rispetto al grano proveniente dall’estero, quello italiano sconta ancora una valutazione non equa e che non premia a sufficienza il lavoro di quei produttori, soprattutto in Puglia, che hanno resistito in tutti questi anni a fortissime manovre speculative e al ribasso, totalmente slegate da una qualità media che da noi è altissima“.
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