“Questa vicenda – ha aggiunto – riguarda in generale le facoltà di Medicina pugliesi. Queste non sono battaglie di campanile. Noi siamo partiti dal presupposto che in Puglia ci fossero pochi posti universitari di Medicina e che questo provocasse in generale un gap nelle nostre capacità di contendere quei pochi laureati in Medicina che ci sono con le altre regioni”.
“Di qui – ha proseguito – un piano in cui sia l’Università di Foggia che quella di Lecce che quella di Bari hanno cominciato ad espandere le loro sedi universitarie in Medicina, con delle caratteristiche, peraltro, distinte e diverse”. “Pensiamo – ha continuato – di aver fatto una cosa utile per l’Italia, innanzitutto, che è il nostro riferimento numero uno, poi sicuramente anche per la Puglia in generale”.
E ha aggiunto: “Posso anche capire che un’iniziativa locale territoriale possa disturbare la sensibilità di questo o quel territorio. Immaginate che una Facoltà di Medicina sposta interessi di ogni tipo, grossissimi. Non è un’iniziativa di piccolo respiro”. “È un’iniziativa di grande respiro che apre strade – ha concluso – apre economie, apre carriere, apre una serie di elementi di fondamentale importanza”.
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