Tornano a Copertino la Processione del Cristo morto e “Udite Figlie”

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L’evento religioso si terrà venerdì 15 aprile, alle ore 20, con partenza dalla Basilica pontificia di Sancta Maria ad Nives

COPERTINO – Una tradizione centenaria copertinese che rivive dopo due anni di assenza causa Covid: la Processione del Cristo morto con le 60 pie donne, che va in scena per le vie del paese nel Venerdì prima di Pasqua e che rientra nel novero dei riti che durante la Settimana Santa caratterizzano il Salento, da sempre teatro di grandi manifestazioni di religiosità popolare che ormai costituiscono motivo di attrazione anche turistica.

Appuntamento venerdì 15 aprile a Copertino alle 20, con partenza dalla Basilica pontificia di Sancta Maria ad Nives con l’“Udite Figlie”, rito della Passione promosso dall’Amministrazione comunale, dal Comitato Venerdì Santo e dalla parrocchia stessa durante il quale i partecipanti rivivono la sofferenza della Madre che ha perso il Figlio; una messinscena così realistica, dall’andatura quasi ipnotica, con sosta di fronte a ogni parrocchia presente sul percorso e le pie donne ad intonare uno struggente canto dell’800 che si chiama appunto “Udite Figlie”, composto dal maestro direttore e concertatore del concerto musicale “Banda Rossa di Copertino” Giuseppe Tanese, nativo di Fasano ma morto a Copertino nel 1928.

Una nenia di dolore che oggi, in un momento in cui il mondo è funestato dalla guerra, renderà quanto mai attuale e verosimile il pianto delle donne per i figli perduti: “Un rito che ripristina un’antica tradizione copertinese che siamo lieti di riproporre alla nostra comunità, sempre attenta agli aspetti tradizionali della Settimana Santa, ma anche ai viaggiatori che già nel periodo primaverile, ormai, cominciano ad affollare il Salento: ecco perché il sostegno della nostra amministrazione comunale a queste rappresentazioni che ormai muovono vere e proprie folle di turisti”, spiega la sindaca Sandrina Schito. Le fa eco l’assessore alla Cultura Maria Rosa Rizzo: “Questi riti fanno parte appieno del nostro patrimonio culturale: per questo è importante salvaguardarne l’esistenza, perché li hanno visti i nostri genitori e i nostri avi, e domani rafforzeranno il senso di identità dei nostri nipoti”.

Il Comitato Venerdì Santo è costituito da un gruppo di cittadini copertinesi devoti che coltivano la tradizione dei riti della Settimana Santa, in particolare la Processione di Gesù morto del Venerdì Santo; è stato costituito in forma stabile a partire dagli anni seguenti alla fine della seconda guerra mondiale, in contemporanea con l’edificazione della chiesa di San Giuseppe Patriarca, anche se tracce ancora più antiche dell’esistenza del Comitato si fanno risalire al soppresso Ordine dei Domenicani (1800).

“La Processione in onore di Gesù Morto è un evento importante della vita spirituale della nostra città”, spiega anche il parroco della basilica, monsignor Antonio Raho. “Una processione non da guardare, ma da vivere intensamente. E’ un momento capace di coinvolgere profondamente i nostri cuori in un cammino di conversione attraverso la contemplazione e l’adorazione dei grandi misteri dolorosi della vita di Gesù. Non si può, infatti, rimanere indifferenti davanti all’amore infinito di un Dio fattosi uomo che accetta di essere processato, condannato, flagellato, coronato di spine e crocifisso unicamente per donarci la salvezza. Da Lui impariamo a crocifiggere l’egoismo, l’orgoglio, la superbia e quanto in noi continua a renderci schiavi di noi stessi impedendoci di amare e servire l’uomo nostro fratello. La vita è fatta per amare e ha senso solo quando la si dona. Non priviamoci di tale opportunità e partecipiamo con fede, devozione e raccoglimento a tanta grazia che ci viene donata”.

Soddisfatto anche il consigliere delegato al Parco Festa, Gianluca Polo: “Sono felice che quest’anno si possa ritornare a vivere un momento importante della nostra città come la processione del Venerdì Santo. Fede e tradizione sono le fondamenta sulle quali i copertinesi hanno trasformato una conventio di popoli in una comunità”. Obbligatorio, quindi, un grande senso di gratitudine per quanti “si adoperano in maniera encomiabile per preservare e rendere sempre nuova la memoria della nostra Copertino”.