Bari

Bari, il sindaco al convegno di studi “Impresa e anticorruzione: punti di equilibrio e limiti”

Decaro: “siano i comportamenti virtuosi a sconfiggere la piaga della corruzione”

BARI – Questa mattina il sindaco di Bari e della Città metropolitana Antonio Decaro è intervenuto al convegno di studio su “Impresa e Anticorruzione: punti di equilibrio e limiti (art. 32 DL 90/14)”, promosso dall’associazione Giuristi di Puglia e dal Forum della legalità dell’area metropolitana di Bari in collaborazione con la Società italiana degli avvocati amministrativisti – sezione regionale pugliese.

L’Italia, per far ripartire l’economia, per restituire il futuro ai giovani, ha bisogno di investimenti infrastrutturali utili a rendere più moderno il Paese, più vivibili e sostenibili le nostre città. I ritardi troppo spesso frutto di corruzione, malaffare e opacità, sono recuperabili solo attraverso scelte radicali che devono essere comunque compatibili con i principi generali dell’ordinamento. Questo l’assunto di partenza dei lavori, ai quali ha partecipato anche il presidente dell’ANAC Raffaele Cantone.

Nel suo intervento il sindaco Antonio Decaro, anche in veste di vice presidente nazionale ANCI, ha testimoniato l’impegno profuso quotidianamente da migliaia di sindaci e di amministratori locali in tutto il Paese nelle azioni di contrasto all’illegalità e alla corruzione, “un numero incommensurabilmente più alto, quello degli amministratori onesti, – ha detto – rispetto ai mariuoli che infangano l’intera categoria”.

Approfitto della presenza del Presidente Cantone, che noi tutti apprezziamo per le sue qualità professionali e per il suo equilibrio nella gestione di una postazione istituzionale così importante e delicata – ha proseguito Decaro – non per rappresentare ancora una volta il lamento di un’intera classe di amministratori soffocata da quella che ormai è diventata la burocrazia dell’adempimento formale ma per segnalare la necessità, direi non più prorogabile, di ricercare e individuare un punto di equilibrio tra effettività della prevenzione dei comportamenti e dei reati corruttivi ed esigenza di non gravare ed appesantire l’organizzazione amministrativa”.

A margine dei lavori Decaro, nella sua qualità di sindaco metropolitano, ha siglato un protocollo d’intesa in materia di concessioni e appalti pubblici di lavori, forniture e sevizi, frutto del confronto tra le 37 associazioni aderenti al Forum per la legalità e le rappresentanze datoriali (lega Coop., Ance e Assindustria Bari-Bat) e dei lavoratori (CGIL, CISL, UIL), che ha come obiettivo quello di incentivare comportamenti virtuosi da parte delle Stazioni Uniche appaltanti per garantire trasparenza, correttezza, imparzialità e maggiori tutele per i lavoratori.

Di seguito uno stralcio dell’intervento del sindaco Decaro:

Per noi amministratori, che quotidianamente dobbiamo applicare il complesso sistema anticorruzione avviato con la legge Severino, disporre di un parterre di relatori così importante e autorevole è un’occasione unica per comprendere come orientarsi nel groviglio normativo della Severino e delle norme ad essa collegate.

Nella seconda metà degli anni Novanta, per fuggire dagli orrori di mani pulite, il legislatore ritenne che uno dei rimedi principali per fronteggiare la corruzione nell’apparato delle pubbliche amministrazioni potesse essere la semplificazione dei procedimenti amministrativi. Non vorrei che quel processo avviato da Bassanini e richiesto da cittadini ed operatori economici, finalizzato a rendere più trasparente il rapporto con le autorità pubbliche, si frantumasse contro leggi che, seppur ispirate da buoni propositi, sono non solo inefficaci ma addirittura controproducenti.

Sono convinto che incontri di approfondimento e confronto come questo possano offrire spunti di riflessione importanti anche ai legislatori in un momento in cui il Paese si sforza di fare importanti passi in avanti sul terreno dell’etica pubblica, cercando di raggiungere standard evoluti di legalità e trasparenza.

Al riguardo, colpisce un po’ il modo in cui l’esigenza di rafforzare l’etica pubblica ha fatto irruzione sulla scena legislativa: le norme anticorruzione, come noto, sono state introdotte in via di urgenza per garantire l’adeguamento dell’ordinamento interno a impegni sovranazionali che erano rimasti inattuati per lungo tempo, ovvero per circondare di cautele particolari eventi e iniziative a rischio corruzione, spesso sull’onda di fatti di cronaca che hanno reso palesi fatti e condotte gravissime che per decenni sono stati un cancro che cresceva indisturbato nel ventre delle pubbliche amministrazioni.

In questa logica, per così dire, emergenziale rientrano le disposizioni fondamentali in materia di anticorruzione, a partire dalla legge 190/2012, ai successivi decreti delegati 33/2013 (in materia di trasparenza), alla legge 39/2013 (in materia di inconferibilità e incompatibilità) e al DPR 63/2013 che ha provato a stilare un codice di comportamento per i dipendenti pubblici, soggetti che possono essere allo stesso tempo vittime e carnefici di possibili atti corruttivi.

Disposizioni alle quali le pubbliche Amministrazioni sono state chiamate ad adeguarsi con grande sforzo organizzativo e dovendo fare i conti con il divieto di investire risorse economiche che – di fatto – impone di addossare i nuovi compiti di prevenzione della corruzione a soggetti già gravati di onerosi compiti.

In questo scenario in continua evoluzione e assestamento si è rivelato centrale il ruolo dell’ANAC che, con le sue analisi trasformate in vere e proprie indicazioni e proposte sulla promozione di una nuova etica pubblica, ha in molti casi orientato e guidato le istituzioni nell’applicazione di una normativa nuova e molto articolata.

Di questo, presidente Cantone le sono grato, con la speranza, credo condivisa da tutti, che in un futuro, spero molto prossimo, siano i comportamenti virtuosi e non gli adempimenti a sconfiggere la piaga della corruzione.

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