Bari, il celebre soprano Simone Kermes al Circolo Unione del Petruzzelli con un progetto da Monteverdi a Jacques Brel

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simone kermes (foto sandra ludewig)

BARI – Il Festival Anima Mea, che con la musica e le arti fa dialogare passato e presente tra antico e contemporaneo, propone relazioni tra Claudio Monteverdi e Jacques Brel col soprano tedesco Simone Kermes, interprete di primo piano della scena internazionale che incide per la Sony Classical. L’artista è attesa a Bari giovedì 28 ottobre (ore 20.30), al Circolo Unione del Petruzzelli, dove farà il giro del mondo con l’ensemble di musica antica Amici Veneziani nel segno della canzone d’amore, da Claudio Monteverdi a Jacques Brel, per l’appunto, a Henry Purcell e Kurt Weill, con la mente al Belcanto ma anche a Marlene Dietrich e Tito Schipa.

Soprano di coloratura nota per il suo virtuosismo vocale, adatto sia al genere dell’opera seria del periodo barocco che della prima età classica, Simone Kermes supera i confini di genere e con gli Amici Veneziani, formazione composta da Raffaele Tiseo al violino, Giuseppe Mulè al violoncello, Luca Stevanato al contrabbasso e Gianluca Geremia alla tiorba, tocca il mondo della chanson e del folksong. Insomma, l’universo canzone, il modo più efficace e immediato per esprimere in musica sentimenti, passioni, amori e affetti, già ai tempi di Claudio Monteverdi e Tarquinio Merula, l’uno pervaso dall’intellettualistica retorica del lamento, l’altro dall’invenzione tipicamente barocca del capriccio erotico. Così si arriva a toccare il Belcanto con le complesse e virtuosistiche arie di Henry Purcell, Antonio Vivaldi e Giovanni Battista Pergolesi, rappresentanti di stili e lingue differenti (inglese e italiano) che costituiscono esse stesse suono, musica e veicolo di impulsi musicali e tormenti. Ciò è vero anche per il repertorio «popolare» scelto da Simone Kermes con gli Amici Veneziani, se si pensa a un brano anonimo come «Pflaumenlied (La blanche biche)», trait d’union significativo con la canzone «colta» del Novecento basata su una tradizione che rinnova il concetto stesso di song, sia nell’espressione gestuale del teatro di Kurt Weill, qui simboleggiato dal sensuale tango-habanera «Youkali», che nell’immaginario culturale trasmesso dalla musica per film, dove la canzone è più strettamente legata alla voce, meglio se leggendaria come quella di interpreti quali Marlene Dietrich o del tenore di grazie per eccellenza, il salentino Tito Schipa.

Su www.animamea.it tutti i dettagli per le prenotazioni e i biglietti, che possono essere acquistati anche direttamente all’ingresso del concerto.