La narrazione sul tema, affidato alla musicologa Stefania Gianfrancesco, sarà arricchita dalla Sonata n. 1 per violino BWV 1001 eseguita dalla molfettese Maria Serena «Molly» Salvemini, astro nascente dell’archetto che in bacheca già vanta una medaglia d’oro con onore all’International Music Competition di Vienna e un primo posto al Concorso di Mosca, oltre ad una carriera concertistica già molto ricca, impreziosita dalle esibizioni nella sala Mendelssohn della Gewandhaus di Lipsia e alla Philharmonie di Berlino e dal tour europeo di quattordici date tenuto un paio di stagioni fa come vincitrice di un bando internazionale Siae.
Tra l’altro, quest’anno ricorrono i cinquant’anni della morte di Pasolini, che alla musica di Bach aveva dato l’immagine di una retta orizzontale «se, a quell’altezza, Bach – scriveva – non ha da far sforzar alcuno per mantenercisi». E quando il mattino del 2 novembre 1975 il mondo conobbe la tragica fine del grande scrittore, regista e intellettuale, ben pochi sapevano quanto fossero stati importanti per la sua formazione culturale e umana il Friuli e il paese materno Casarsa, dove aveva trascorso tutte le vacanze estive da bambino e un lungo periodo durante il peggior periodo bellico, dal marzo 1943 al gennaio 1950.
Fu proprio nei luoghi d’infanzia che Pasolini stabilì un profondo legame con la musica, in particolare con i capolavori di Bach, compositore scoperto a vent’anni tramite Pina Kalč, conosciuta a Casarsa nel febbraio del 1943. Un incontro rivelatosi determinante per la futura poetica di Pasolini, che alla musica di Bach non solo dedicò scritti, passi autobiografici, brani dei propri romanzi e un appassionato saggio giovanile, «Studi sullo stile di Bach», lavoro musicologico incompiuto e poco noto, scritto tra il 1944 e il 1945 e ispirato alle sei Sonate per violino BWV 1001-1006 del Kantor, la prima delle quali si ascolterà proprio nell’esecuzione di Molly Salvemini. Pasolini utilizzò la musica del grande compositore tedesco anche nei propri film, a partire da «Accattone», esordio dietro la macchina da presa datato 1961.
«Bach – scrisse Pasolini – rappresentò per me la più forte e completa distrazione: rivedo ogni rigo, ogni nota di quella musica; risento la leggera emicrania che mi prendeva subito dopo le prime note, per lo sforzo che mi costava quell’ostinata attenzione del cuore e della mente». Qualche tempo dopo, nelle «Pagine corsare», aggiunse, riferendosi agli incontri con Pina Kalč: «Mi sento ancora fortemente commuovere dalla sua immagine che suona Bach; lei ha costruito un edificio saldissimo nella mia vita».
Biglietto intero 10 euro (ridotto 5 euro – 1 euro per i possessori della ColafemminaCard). Info 335.1406658 (anche con WhatsApp).
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