Trevisi su prospezioni petrolifere nel Salento

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“Ricerche inutili che danneggeranno solo il fondale marino in Puglia”

antonio trevisiLECCE – “Ormai è chiaro che al governo interessa solo il business di multinazionali e lobby petrolifere e per nulla il bene dei cittadini che da anni chiedono uno sviluppo compatibile con la vocazione turistica del territorio pugliese. Il petrolio presente in Italia è di scarsa qualità e la sua ricerca finirà soltanto per danneggiare il nostro turismo”. È il duro commento del consigliere del M5S Antonio Trevisi dopo il via libera del Ministero dell’Ambiente all’azienda americana Global MED per la ricerca del petrolio nello Jonio settentrionale, a largo delle coste pugliesi tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca. Il progetto prevede l’acquisizione di circa 147 km di linee sismiche 2D mediante tecnologia air-gun e un eventuale rilievo geofisico 3D.

Nonostante anni di manifestazioni e osservazioni da parte dei cittadini – continua Trevisi – i governi di centrosinistra continuano ad autorizzare prospezioni petrolifere che utilizzano gli “airgun”. Si tratta di una tecnica di ispezione dei fondali marini, in cui si utilizzano spari fortissimi e continui di aria compressa che mandano onde riflesse da cui estrarre dati sulla composizione del sottosuolo. Spesso, però, questi spari causano lesioni ai pesci, e soprattutto la perdita dell’udito e non sono pochi gli spiaggiamenti di cetacei e testuggini avvenuti negli ultimi anni”.

Si tratta di fenomeni, ricorda Trevisi, per i quali il M5S ha anche presentato una mozione in consiglio regionale, in cui si chiedeva di accertare i danni delle trivelle sull’habitat marino, alla luce dell ‘anomala moria di delfini e tartarughe sulle coste pugliesi. Mozione mai discussa dalla giunta Emiliano.

Il petrolio presente in Italia – continua il pentastellato – è scadente in qualità ed in quantità, difficile da estrarre perché posto in profondità e saturo di impurità sulfuree che vanno eliminate il più vicino possibile ai punti estrattivi. Molte delle ditte che intendono trivellare in Italia sono straniere e con piccoli capitali sociali, e vengono qui perché purtroppo da noi le leggi sono meno severe, le spese di ingresso sul territorio sono basse ed è facile avere i permessi. Il petrolio d’Italia non porterà lavoro, e tantomeno risolverà i problemi del bilancio energetico nazionale. Si tratta di una pura speculazione – aggiunge – che ci espone a grossissimi rischi poiché un incidente avrebbe conseguenze catastrofiche considerando che il mediterraneo ha un piccolissimo ricambio di acqua”.

Le fonti fossili – conclude Trevisi – sono destinate ad esaurirsi. Il futuro ormai prossimo sono le energie rinnovabili, che permettono di pensare ad un reticolato sistema basato sulla generazione distribuita. Un sistema che consente a sua volta di ridurre i costi per il trasporto dell’energia, di mantenere la ricchezza della produzione locale, e di non esportare capitali in Paesi lontani. Tutto questo è possibile ma non lo si vuole fare perchè vi è una forte collusione tra il governo e chi vuole continuare a tenere la ricchezza energetica concentrata nelle mani di pochi”.