“Rifugiati in famiglia”: anche a Bari il progetto nazionale di accoglienza per i titolari di protezione internazionale

57

presentazione del progetto 'rifugiati in famiglia'

Ieri la presentazione a Palazzo di Città

BARI – La città di Bari ha aderito al progetto “Rifugiati in famiglia”, la sperimentazione nazionale promossa dall’associazione Refugees Welcome Italia che vede l’amministrazione comunale partner attivo nel percorso d’integrazione rivolto a migranti titolari di protezione internazionale e umanitaria.

L’iniziativa, finanziata dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) del Ministero dell’Interno, è stata presentata oggi a Palazzo di città dall’assessora al Welfare Francesca Bottalico, da Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia, e dalla prima famiglia barese che ha accolto in casa un migrante nell’ambito del progetto. Presente anche un’altra famiglia in procinto di ospitare un giovane migrante.

“Rifugiati in famiglia” mira a promuovere l’inclusione sociale di migranti rifugiati e titolari di altra forma di protezione in uscita dal sistema Sprar, con l’obiettivo di sperimentare un modello nuovo di accoglienza basato sulla collaborazione fra le amministrazioni locali, il terzo settore e la cittadinanza attiva così da creare una buona pratica che possa ispirare le politiche di welfare territoriale ed essere replicata su larga scala.

Attraverso l’ospitalità in casa, infatti, sarà possibile aiutare i rifugiati e i titolari di protezione nel raggiungimento dell’autonomia personale e nel loro percorso di inclusione sociale, per far sì che non venga vanificato il lavoro intrapreso da altri sistemi di accoglienza e non siano compromessi i progressi compiuti fino a quel momento.

Le famiglie ospitanti, invece, avranno la possibilità di vivere un’esperienza umana e culturale unica e particolarmente significativa.

La prima fase del progetto consiste nella conoscenza dei titolari di protezione internazionale e delle famiglie interessate a ospitarli; a seguire si procede con il matching dei vari partecipanti e con gli incontri veri e propri, che avvengono prima in luoghi neutri e poi tra le mura domestiche. Nel caso in cui le due parti siano d’accordo, sigleranno il “patto di convivenza” che dà il via all’esperienza di accoglienza per una durata minima di sei mesi, un periodo di tempo idoneo a conoscersi al meglio, sperimentare la convivenza, arricchirsi a vicenda e porre basi solide per un percorso di autonomia della persona accolta.

Saranno i facilitatori, attivisti con competenze multidisciplinari aderenti alla rete nazionale di RWI (Refugees Welcome Italia), a occuparsi di accompagnare migranti e famiglie durante le varie fasi del percorso, che prevede anche il monitoraggio costante e la valutazione finale.

A poter beneficiare del progetto sono migranti giovani, singoli o nuclei familiari, e neomaggiorenni, che hanno ottenuto una forma di protezione internazionale ma non hanno ancora raggiunto una propria autonomia che consenta loro di vivere in maniera indipendente. Grazie all’accoglienza in famiglia, infatti, avranno la possibilità di definire il loro progetto di vita personale: trovare o cambiare lavoro, frequentare un corso di formazione professionale, intraprendere o continuare un percorso di studi.

Ad accogliere, invece, potranno essere coppie con o senza figli, singoli cittadini, anche pensionati, che avranno il compito di incoraggiare i migranti ad attivare le loro risorse e potenzialità, sostenerli emotivamente nel percorso d’inserimento nel nostro Paese e aiutarli a costruire una loro rete di relazioni.

Promuovere la cultura dell’accoglienza – ha detto l’assessora Francesca Bottalico – rappresenta, socialmente e politicamente, una delle priorità che l’assessorato al Welfare ha portato avanti in questi anni attraverso azioni sociali, programmi educativi e di formazione con il coinvolgimento della società civile. Oggi presentiamo una di queste azioni, che recupera una sperimentazione avviata anni fa con il programma “Essere comunità” e si consolida grazie al progetto realizzato dall’associazione Refugees Welcome nell’ambito di una sperimentazione nazionale che vede come partner Bari, una delle poche città ad aver ampliato gli Sprar e le comunità di accoglienza per minori non accompagnati e attivato una serie di servizi per la cura e l’accoglienza dei migranti nonostante il decreto Salvini.

Si tratta di un modello in cui i servizi istituzionali, le associazioni e la comunità cittadina collaborano per realizzare una dimensione di accoglienza il più possibile diffusa.

“Rifugiati in famiglia”, quindi, fa parte di questa missione più ampia che vede direttamente coinvolte le famiglie disponibili ad aprire le loro abitazioni, e il loro cuore, a queste persone, per accompagnarle nel loro percorso di integrazione.

Ai minori non accompagnati è rivolto, invece, il progetto “Famiglie senza confini” che l’assessorato al Welfare ha avviato alcuni mesi fa e che attualmente conta nove inserimenti, con l’imminente avvio della formazione per le nuove famiglie pronte ad accogliere“.

Rifugiati in famiglia – ha sottolineato Fabiana Musicco – si svolge già in via sperimentale in altre quattro città italiane: Palermo, Ravenna, Macerata e Roma. Oltre a supportare i migranti, l’obiettivo generale è quello di sperimentare e strutturare l’accoglienza in famiglia mediante l’attivazione di nuove convivenze su tutto il territorio nazionale e il confronto con esperienze analoghe italiane e europee. Con questa iniziativa, l’associazione Refugees Welcome ha voluto promuovere una sorta di prototipo di innovazione sociale secondo un’idea che nasce in Germania e che attualmente coinvolge quindici Paesi, dodici dei quali europei. Gli aspetti fondamentali del modello proposto sono innanzitutto l’aver intuito che esiste, all’interno delle società, una risorsa inespressa da valorizzare: la cittadinanza attiva, costituita sia da persone disponibili ad aprire le porte delle loro case sia da cittadini impegnati in gruppi territoriali che promuovono l’iniziativa attraverso una metodologia coordinata. A Bari una famiglia è in attesa di accogliere un rifugiato mentre un’altra ha già accolto un ragazzo che seguirà un processo formativo continuo. L’altro aspetto fondamentale, sul quale si basa il progetto, è fondato sulla famiglia, nel nostro caso intesa in senso molto ampio, persone a qualunque titolo conviventi. Infine un altro elemento determinante è rappresentato dall’attivazione di opportune forme di collaborazione con le istituzioni pubbliche e dall’interazione con i servizi di accoglienza già esistenti“.

La famiglia che ha accolto il ventunenne Alassan, nato in Niger ma proveniente dal Ghana, è composta da cinque persone (genitori e tre figli) e ha evidenziato gli aspetti positivi dell’esperienza senza nascondere qualche difficoltà dovuta alla iniziale diffidenza, poi superata, di altri parenti.

Alassan, da tre anni in Italia, ha raccontato che “grazie a questo progetto sono stato accolto in una bellissima famiglia e faccio cose che non avrei mai potuto pensare di fare senza il loro sostegno. Attualmente frequento una scuola professionale e sto conoscendo nuovi amici grazie all’affetto e alla vicinanza dei miei nuovi fratelli“.

Per supportare quanti siano interessati al progetto, dal 3 ottobre sarà attivo presso l’assessorato al Welfare, in piazza Chiurlia 27 (primo piano), uno sportello dedicato alle famiglie interessate: l’apertura è prevista il giovedì pomeriggio, dalle ore 15.30 alle 17.30.

Il servizio è totalmente gratuito per le persone accolte e non è previsto alcun rimborso per le famiglie che ospitano e i volontari a supporto del progetto. Per partecipare è necessario che ospiti, migranti e facilitatori si iscrivano alla piattaforma www.refugees-welcome.it.

Per informazioni è possibile consultare il sito web www.refugees-welcome.it e la pagina facebook refugeeswelcomeitaliabari o scrivere alle mail bari@refugees-welcome.it o m.deastis@comune.bari.it.