Dopo dieci anni di tournée, centinaia repliche nei più importanti festival e teatri nazionali ed internazionali, e oltre 500mila spettatori, continua dunque con successo il percorso con cui l’attore siciliano rende omaggio ad uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi, portando in scena la sua opera chiave nel centesimo anniversario della pubblicazione.
Insignito di premi e riconoscimenti, come il premio Franco Enriquez (ed. 2017) e il Premio Delia Cajelli per il teatro (ed. 2018), lo spettacolo continua infatti a conquistare l’attenzione del pubblico e della critica. Merito di una riscrittura “minimal” ed essenziale (curata da Alessandra Pizzi, regista dello spettacolo) che è riuscita a “ridare vita” ai personaggi del romanzo in forma nuova ed attuale, tutti inseriti nel racconto delle vicende di un solo uomo (che assomma poi in sé tutti i protagonisti). Convincendo Enrico Lo Verso, ormai assente dalle scene teatrali da oltre un decennio, a tornare in pista per prestare corpo e voce alla vicenda pirandelliana.
Uno spettacolo classico, ma estremamente attuale che crea un focus sull’argomento delle maschere e della crisi dell’io, ma lo fa con la leggerezza e il sarcasmo necessari a conquistare gli spettatori che tornano, e ritornano a vederlo: quasi una seduta di psicanalisi in cui un conturbante quanto istrionico Lo Verso attraversa i meandri della conoscenza e restituisce al pubblico risposte – quelle semplici, che fanno parte della nostra quotidianità – cui spesso, presi dalle sovrastrutture sociali, non sappiamo guardare.
In 70 minuti la fisicità dell’attore irrompe sul palco, né manca l’omaggio a quella sicilianità cui Pirandello prima, Alessandra Pizzi poi e Lo Verso dopo, guardano con affetto e con il giusto umorismo che lo stesso autore di Girgenti ci ha insegnato a utilizzare. Uno spettacolo supportato da una intensa ed efficace campagna di comunicazione che lo ha reso “nazional-popolare”, trasformando la partecipazione a un evento teatrale in un rito collettivo in cui è bello esserci, per scoprire, anche grazie al teatro, lo straordinario patrimonio culturale della nostra Italia.
La storia di un uomo che sceglie di mettere in discussione la propria vita, a partire da un dettaglio, minimo, insignificante. Il pretesto è un appunto, un’osservazione banale che viene dall’esterno. I dubbi di un’esistenza si dipanano intorno a un particolare fisico. Le cento maschere della quotidianità lasciano il posto alla ricerca del sé autentico, vero, profondo. L’ironia della scrittura rende la situazione paradossale, grottesca, accentua gli equivoci. La vita si apre come in un gioco di scatole cinesi, nel fondo è l’essenza: abbandonare i centomila per cercare l’uno, a volte, può significare fare i conti con il nessuno, ma forse è un prezzo che conviene pagare pur di assaporare la vita.
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