Giovedì 13 ottobre al Polo didattico della Asl l’atteso convegno che si articolerà sulla prevenzione e sulla terapia della trombosi e delle malattie cardiovascolari. L’evento si chiuderà venerdì 14 ottobre
LECCE – Giovedì 13 ottobre è in programma a Lecce la terza giornata mondiale della trombosi (WTD 3, World Thrombosis Day 3), dopo la prima svoltoasi a Lucera (2014) e la seconda ad Altamura (2015).
All’inaugurazione saranno presenti l’assessore Severo Martini, il direttore generale della Asl Lecce, Silvana Melli e il presidente dell’Ordine dei Medici, Luigi Pepe.
L’evento – patrocinato dalle società scientifiche sulla Trombosi internazionale (Isht, International society on thrombosis and Hemostasis) e italiane (Siset, società italiana per lo studio dell’ Emostasi e Trombosi) e con l’adesione del tavolo tecnico sulla trombosi, Hta, A.Re.S., Regione Puglia – prenderà il via alle ore 14 nella sala 2 del Polo didatitco della Asl di Lecce, in via Miglietta 5 a Lecce.
Dopo il saluto delle autorità, il professor Nicola Ciavarella, internista-ematologo, Coordinatore del Tavolo tecnico trombosi AreS Puglia, aprirà i lavori e illustrerà i motivi che hanno spinto ad organizzare la terza giornata mondiale della trombosi.
L’evento continuerà venerdì 14 ottobre a partire dalle ore 8.30.
Come è noto la Trombosi è la causa dell’infarto del miocardio (cuore), dell’ictus (cervello), dell’embolia polmonare, secondaria, alla trombosi delle vene periferiche. Si tratta rispettivamente della prima causa, della seconda (ictus) e della la terza causa di morte; inoltre, l’ictus è la prima causa di disabilità, comportando grave danno personale, familiare e sociale. Esse costituiscono la grande patologia cardiovascolare, compresi il diabete, l’obesità, la malattia metabolica, che insieme ai tumori, rappresentano la maggior parte delle cosiddette malattie non trasmissibili che determinano la morbilità e la mortalità di più del 60% della popolazione mondiale.
Ma perché la scelta è caduta sulla città di Lecce e sui suoi partecipanti, per lo più pugliesi, tra medici di ogni specialità, biologi e tecnici di laboratorio? Perché, nonostante la migliore alimentazione di questa regione, la Puglia risulta essere la seconda regione, dopo la Campania, abitata da cittadini in sovrappeso e obesi, in particolare, anche i bambini, quindi a rischio di diventare in età adulta obesi, diabetici e avere mortalità precoce a causa delle malattie non trasmissibili.
Ma qual è la causa di questa anomalia pugliese? I fattori di rischio sono molteplici. Innanzitutto, circa il 5% della popolazione ha dei motivi genetici di predisposizione alla trombosi (fattori della coagulazione, Fattore V e Fattore II, cosiddetti mutati), che normalmente non danno trombosi per sé, ma in condizioni particolari, fisiologiche, come la gravidanza, i contraccettivi orali e condizioni ambientali, come i traumi, i ricoveri in ospedale, gli interventi chirurgici, i tumori, possono favorire la trombosi. C’è poi un elenco di fattori non sempre noti, che favoriscono l’infarto, l’ictus, la trombosi venosa, ad esempio l’inquinamento atmosferico, l’ipertensione (nel 40% dei casi), il fumo, l’inattività fisica (20%) (si calcola che nel mondo muoiono 6 milioni di persone per il fumo e altrettanti per l’inattività fisica), ma anche gli stress psico-sociali (mancanza di lavoro, eccetera eccetera) la dislipidemia, l’alimentazione non appropriata, l’alto consumo di alcool (specie il binge drinking, del venerdì e sabato sera), le cardiopatie, specie la fibrillazione atriale (causa di trombi arteriosi nel cervello, ictus). Anche l’età è importante, più si diventa anziani, maggiore è la suscettibilità alla trombosi.
Due condizioni sono fondamentali per cercare di prevenire la trombosi: in primis l’alimentazione, in secundis, l’attività fisica e in genere, lo stile di vita.
L’alimentazione, sin dall’infanzia, deve essere caratterizzata da impiego di pasta e pane integrali (carboidrati complessi), legumi (lenticchie, ceci, fagioli, piselli, eccetera), verdure in grande quantità, frutta abbondante (cinque porzioni al dì), olio extravergine d’olive (come grassi) , noci, mandorle , latte e latticini, parzialmente scremati, carne, preferibilmente bianca (pollame, maiale), meno quella rossa, vino moderato ai pasti principali (2 bicchieri per uomo, 1 per le donne), convivialità.
Questa alimentazione corrisponde fortemente alla dieta mediterranea dei nostri nonni, che abbiamo abbandonata nella nostra generazione. In secondo luogo, l’attività fisica, che è fondamentale sin da piccolo e che fa parte integrante della dieta mediterranea. Ognuno deve costruirsi un’attività fisica, che per l’Oms (Organizzaizione mondiale della sanità) corrisponde almeno a 150 minuti alla settimana, da svolgere ogni giorno o a giorni alterni. In questa maniera si conserva il peso corporeo ideale, non si diventa obesi, né diabetici, né si va incontro a malattie cardiovascolari, in modo precoce, né a certi tipi di tumore (del colon, della mammella, eccetera).
Altri principi di stili di vita, scegliere di vivere in città non inquinate, non fumare, non bere bevande zuccherate, non introdurre sale superiore 5 grammi al giorno. In questa maniera, riduciamo l’obesità, il diabete e l’ipertensione. Questi sono i principi della prevenzione, che le istituzioni sanitarie non propongono a sufficienza, anche perché non hanno un budget, a meno che, non si trovino fondi da tasse sulle bevande zuccherate, alcool, e sul fumo da mettere a disposizione per la prevenzione e la ricerca scientifica.
Ma se tutto questo non ha funzionato c’è il rischio che si possa andare incontro alla trombosi. Il motto del nostro convegno è “la trombosi domine toute la pathologie”.
Allora è necessario prevenire e curare la trombosi con farmaci diversi, da usare con attenzione, competenza e appropriatezza. Sarà il medico curante che conosce bene i propri pazienti, che indicherà loro i farmaci che prevengono la trombosi, eparine, fondaparinux, anticoagulanti orali, come la warfarina. Alcuni di questi hanno bisogno di controllo di laboratorio, per evitare le complicanze emorragiche, nonché la loro efficacia. Altri farmaci, cosiddetti nuovi anticoagulanti orali, saranno dati a dosaggio costante, senza bisogno di controllo di laboratorio, se non in circostanze speciali (esempio interventi chirurgici).
Il convegno di Lecce, si articolerà sulla prevenzione e sulla terapia della trombosi e delle malattie cardiovascolari con anticoagulanti tradizionali, come le eparine, il fondaparinux e i “vecchi” anticoagulanti orali, sempre efficaci, se seguiti in centri specialistici, come i centri Tao/Trombosi, che sono presenti in numero adeguato, in Puglia, anche se lamentano personale inadeguato.
Inoltre, le sessioni più interessanti, riguarderanno i nuovi anticoagulanti orali, che vengono somministrati ai pazienti a dosi fisse, una o due volte al di, in dipendenza del tipo di farmaco, senza necessità di controllo. In sintesi, questi farmaci, in numero di 4, si sono dimostrati efficaci nella riduzione della trombosi e delle emorragie cerebrali e di quelle generali, a parte quelle gastro-enteriche, che risultano essere maggiori con questi nuovi farmaci. Verranno impiegati nella terapia delle trombosi venose profonde e nelle sue complicanze (embolia polmonare), oltre che nella prevenzione dell’ictus cerebrale nei soggetti con fibrillazione atriale non valvolare.
Infine, verranno presentati, in anteprima, i primi risultati nell’impiego di antidoti di questi NAO, in condizioni di emergenze emorragiche, come traumi, interventi chirurgici urgenti, per il ripristino della normale emostasi.
Le relazioni scientifiche saranno tenute da ricercatori ed esperti di Emostasi e Trombosi, provenienti da tutta Italia e in particolare, da colleghi pugliesi, soprattutto dei reparti dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce.
L’evento è stato accreditato al Ministero della Salute per Biologi, Tecnici di Laboratorio e Medici di Angiologia, Cardiologia, Ematologia, Geriatria, Medicina e Chirurgia di accettazione e di urgenza, Medicina interna, Neurologia, Chirurgia generale, Chirurgia vascolare, Ortopedia e traumatologia, Anestesia e rianimazione. Medicina trasfusionale, Patologia clinica, Biochimica clinica, Medicina generale, conseguendo 10 crediti formativi.
Il rilascio della certificazione dei crediti è subordinato alla partecipazione dell’intera durata dell’evento, alla consegna a fine lavori del questionario di valutazione dell’apprendimento debitamente compilato e alla corrispondenza tra la professione del partecipante e la professione cui l’evento è destinato.