I dettagli
BARI – Per i dipendenti dell’Ente Irrigazione di Puglia, Basilicata e Irpinia l’allarme occupazionale sembra avviarsi all’epilogo peggiore. Martedì 28 gennaio si è tenuta la riunione sindacale alla presenza del neo commissario liquidatore, dott.ssa Guglielmetti, che ha confermato un quadro gestionale desolante.
“Siamo a ridosso della soglia di non ritorno – affermano Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil di Puglia – l’enorme mole debitoria accumulata negli anni ha raggiunto quota 67 milioni di euro e mette l’Ente nell’impossibilità di assolvere a fondamentali compiti di gestione, esercizio e manutenzione in qualità di fornitore all’ingrosso di acqua non trattata, per usi potabili agli Acquedotti Pugliese, Lucano ed al Consorzio Jonio-Cosentino in Calabria; per usi irrigui a nove consorzi di bonifica nelle regioni Basilicata, Campania e Puglia e, per usi industriali, all’ILVA di Taranto, AQP e altri utenti minori. I decreti ingiuntivi sono diventati esecutivi“.
L’Ente, posto in liquidazione dal 2011, gestisce otto dighe, quattro traverse, le sorgenti del Tara e centinaia di chilometri di grandi reti di adduzione, con una capacità potenziale di accumulo, regolazione e di vettoriamento di circa un miliardo di metri cubi all’anno di acqua.
“Nel cosiddetto ‘decreto crescita’, convertito con modificazioni -spiegano i Segretari Generali Regionali di Fai, Flai e Uila – Frascella, Gagliardi e Buongiorno – è stata prevista, attraverso un emendamento, la costituzione di una società per azioni a totale capitale pubblico, formato da soli enti pubblici. I lavoratori avranno garantito solamente la retribuzione del mese corrente, poi dovranno decidere se fare i volontari. Confermiamo, quindi, l’allarme delle settimane scorse e chiediamo l’intervento immediato in particolare del Ministero dell’Agricoltura, che ha compiti di vigilanza. Ci rivolgiamo alla Ministra Bellanova affinché si attivi per coinvolgere il Ministero delle Finanze e quello del Lavoro, che in questa vicenda devono giocare un ruolo alla pari per salvaguardare le attività istituzionali e i livelli occupazionali dell’Ente. Si convochi subito un tavolo che metta insieme i vari soggetti. Le Regioni coinvolte hanno il dovere di scuotere i decisori su un tema non più rinviabile. Intanto la dirigenza di Eipli ha confermato essere in dubbio la retribuzione corrente e che a partire da febbraio 2020 non sarà più in grado di rmantenere gli impegni economici dei dipendenti, i 70 della Puglia e altri 80 tra Basilicata e Campania. Sindacati e lavoratori sono pronti alla mobilitazione se, a stretto giro, non arriveranno segnali della presa in carico dei problemi da risolvere“.
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