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Cinghiali, nuovo incidente. Cia Due Mari: “Emergenza irrisolta”

Ferita una ragazza a Castellaneta, gli ungulati crescono di numero e scorrazzano liberamente: “Servono l’abbattimento selettivo, una task force regionale e risarcimenti veri agli agricoltori”

CASTELLANETA (TA) – “Ancora una volta, si è sfiorata la tragedia, mentre ormai le incursioni nei campi non si contano più: il problema dei cinghiali, ormai, sta sfuggendo di mano“. E’ questo il commento di Pietro De Padova, presidente di CIA Due Mari (Taranto-Brindisi), all’incidente verificatosi sabato notte a Castellaneta, sulla statale 7, dove un cinghiale di circa un quintale ha invaso la carreggiata scontrandosi con un’automobile.

L’incidente ha causato il ferimento di una ragazza. “E’ già accaduto e, purtroppo, accadrà di nuovo“, ha dichiarato Vito Rubino, presidente di CIA Due Mari, che ha aggiunto: “La statale 7 e la strada provinciale 13 sono attraversate quotidianamente da grossi esemplari di cinghiali che scorrazzano liberamente. Nei campi non si contano più le incursioni notturne che spesso si spingono anche nelle vicinanze delle abitazioni, in cerca di cibo“. La declinazione provinciale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia, dunque, torna a denunciare una situazione divenuta insostenibile. L’organizzazione ribadisce la necessità di diminuire il numero di ungulati in circolazione anche attraverso la caccia selettiva. Il proliferare incontrollato dei cinghiali mette a rischio anche il buon esito del Piano di sorveglianza contro la peste suina africana. In caso di incidente, infatti, per evitare che vengano contagiati gli allevamenti di suini, devono intervenire i veterinari dell’ASL per asportare la milza, che poi viene distrutta, dell’animale coinvolto nel sinistro.

Occorre che la politica prenda realmente coscienza del problema e intervenga concretamente“, ha spiegato De Padova. La questione riguarda tutta la regione, tanto che, lo scorso luglio, CIA Agricoltori Italiani della Puglia organizzò una conferenza stampa a Monte Sant’Angelo (Fg) alla quale parteciparono allevatori provenienti da tutte le province pugliesi. Anche in quell’occasione, l’organizzazione spiegò che innanzitutto serve ridurre il numero dei cinghiali che scorrazzano nelle campagne e attivare meccanismi che ne contengano la proliferazione anche per il futuro; occorre che i risarcimenti siano pieni, vale a dire commisurati all’entità effettiva dei danni (modifica legge 157/92); bisogna che la Regione Puglia e gli enti territoriali competenti si attrezzino per monitorare lo sviluppo e i movimenti dei cinghiali, con studi e ricerche specifiche. La questione cinghiali riguarda tutta Italia e l’intera Puglia. Nel Tarantino, così come dalla Murgia Barese alla Bat, nei territori di Brindisi e nel Foggiano nel 2020 i casi, le segnalazioni e i danni sono andati moltiplicandosi: con la pandemia, infatti, i cinghiali hanno ampliato il loro raggio d’azione arrivando anche sulla costa oltre che imperversare nelle zone rurali poste nell’entroterra pugliese. Il caldo, la necessità di approvvigionarsi di acqua e cibo li spinge ad attraversare sentieri di campagna e strade a scorrimento veloce, con i pericoli che ne conseguono. Ai proprietari e ai conduttori dei terreni agricoli va riconosciuto il diritto al risarcimento integrale della perdita effettivamente subita, il risarcimento per i danni da fauna selvatica non può rientrare nell’ambito dei Regolamenti dell’Unione Europea sugli aiuti di Stato e va sottratto al regime dei de minimis. Occorre la costituzione di una taske force regionale, con abbattimento dei capi attraverso un controllo selettivo e la realizzazione della filiera del cinghiale in Puglia. Una misura, quest’ultima, che potrebbe servire a ridurre la presenza di esemplari in circolazione.

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