Il testo racconta il mancato rinnovamento italiano dopo la Seconda guerra mondiale, con la Sicilia che guarda invidiosa l’America per contrapporla alla vita locale da ricostruire. La riflessione di Sciascia è nella figura della zia emigrata, la quale non riesce a far meglio che dare la mano di sua figlia a un fascista. La vicenda è ambientata nel 1943, in un non precisato paesello della Sicilia. Il giovane protagonista racconta delle speranze e delle paure che, insieme ai concittadini, vive nell’attesa dell’arrivo degli alleati. La situazione però è strana: il piccolo paese vive l’irrealtà del sogno: non accade nulla, il tempo è fermo. E l’impressione è che gli eventi storici non sfiorino nemmeno l’estrema provincia siciliana della quale il narratore si fa cronista. Eppure, gli americani arrivano. Se una parte del paese prende a bruciare ritratti di Mussolini e tessere del fascio, l’altra festeggia i liberatori che sono soltanto cinque soldati Usa.
Preti impauriti, donne di malaffare, avvocati traditori, mezzani che subdolamente si mettono a servizio dei soldati, prostituzione, mercato nero: questa è l’atmosfera all’indomani della Liberazione. I fascisti rimasti in paese hanno paura; soprattutto lo zio del narratore che ai tempi di Mussolini era segretario amministrativo del fascio. Gli eventi si susseguono: l’armistizio, la Repubblica di Salò, le prime consultazioni politiche. Cominciano ad arrivare notizie dall’America, la ricca zia del protagonista scrive che presto sarà in Sicilia per un voto fatto alla Madonna del paese. La guerra è finita, l’Italia si divide fra monarchici e repubblicani. Arrivano gli aiuti da oltreoceano, ma anche esortazioni e ricatti dei parenti americani di dare il voto, alle prossime elezioni, alla Democrazia cristiana. Immediatamente dopo il trionfo del rassicurante partito di De Gasperi, giungono in Sicilia la ricca zia americana e la sua famiglia. A loro il paesello appare brutto e sporco. Incidenti e incomprensioni fra la famiglia del narratore e gli americani logorano i rapporti. Si salva solo lo zio fascista, l’unico che gli americani decidono di portarsi dietro quando decidono di anticipare il rientro negli States.
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