I dettagli
BARI – È partito la scorsa settimana il corso di educazione alla legalità promosso dal Centro servizi per famiglie di Libertà, condotto dall’educatrice Rosa Ferro e rivolto a un gruppo di 15 minori (individuati dal ministero della Giustizia) che frequentano la struttura del welfare cittadino.
Il corso, articolato in 8 incontri, affronterà una serie di temi “caldi”: dal rispetto di se stessi alle dipendenze, dai rischi dei social al rapporto con l’autorità, dalle droghe alla violenza.
I quattro incontri iniziali (il primo, introduttivo, si è già tenuto lo scorso 18 aprile) si svolgeranno presso la sede del Centro servizi per famiglie, in corso Italia 175. In particolare, l’appuntamento in programma giovedì 26 aprile è dedicato alla questione delle dipendenze, da sostanze non, con un focus sul rispetto degli altri e di se stessi ai tempi dei social e delle nuove tecnologie, mentre il 4 maggio si parlerà del valore e della tutela del bene comune. L’11 maggio, invece, sarà la volta di “adolescenza e rispetto dell’autorità”, con un passaggio su paure, desideri e volere costruttivo.
I ragazzi impegnati nel corso parteciperanno poi agli incontri con gli autori in programma nell’ambito delle attività del Centro di documentazione Caponnetto del Municipio II, secondo il calendario di seguito indicato:
23 maggio
Giovanni Bianco (RAI 3) e Giuseppe Gatti (magistrato) presentano il loro ultimo libro “Alle mafie diciamo noi”.
24 maggio
Il sociologo Leonardo Palmisano, il documentarista Antonio Fortezza e la giornalista Enrica Simonetti animano un dibattito sulla questione del caporalato a partire dal libro “Mafia caporale” di Palmisano.
25 maggio
Gianni Solino, da anni impegnato nell’associazionismo anticamorra nel territorio al confine tra Napoli e Caserta, presenta il suo libro “Ragazzi di camorra”.
Il percorso si concluderà con un incontro pubblico sulle droghe e lo spaccio presso la parrocchia di San Marcello, in data da definirsi.
“Vogliamo che i nostri ragazzi, specialmente quelli che provengono da contesti socialmente e culturalmente fragili – commenta l’assessora al Welfare Francesca Bottalico – possano imparare a guardare e a guardarsi prescindendo da luoghi comuni che li stigmatizzano negativamente. Ognuno può e deve scegliere da che parte stare, e crediamo che rafforzare gli strumenti di comprensione del mondo e di se stessi, di ciascuno dei minori coinvolti sia la strada per renderli liberi e capaci di compiere scelte consapevoli. Il valore del bene comune, il rispetto per gli altri, il disprezzo delle logiche criminali sono concetti che non ha senso calare dall’alto ma che invece possono nascere da un percorso che metta al centro i ragazzi e le ragazze con i loro bisogni, le loro paure e i loro sogni, aiutandoli ad affermare la propria personalità in contesti spesso stereotipati”.
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