A Grottaglie il convegno “Infanticidio, femminicidio e dinamiche familiari”

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GROTTAGLIE (TA) – “Infanticidio, femminicidio e dinamiche familiari” è il titolo del convegno che si terrà, alle ore 18.00 di venerdì 25 marzo, presso l’Aula Consiliare del Comune di Grottaglie, in Via M. D’Ungheria 1; l’evento è accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Taranto.

Sarà l’Avv. Cira Manisi del Foro di Taranto – Capo del Dipartimento Famiglia e Minori per Movimento Forense Taranto, nonché Delegata Regionale per le Adozioni Internazionali per l’Associazione “Ernesto”, ad introdurre il convegno che la professionista ha promosso.

I lavori saranno moderati dall’Avv. Pietro Carlucci, Vice-Presidente “Centro Studi Giuridici Avv. Franco Di Palma”, e si apriranno con i saluti istituzionali dell’Avv. Ciro D’Alò, Sindaco di Grottaglie, Dr. Aurelio Marangella, Presidente del Consiglio Comunale, Dr.ssa Marianna Annicchiarico, Assessore alle Politiche Sociali, Avv. Antoniovito Altamura, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Taranto, Avv. Paola Donvito, Presidente della Scuola Forense di Taranto, Avv. Giuseppe Verre, Presidente di Movimento Forense Sezione Taranto, Dr.ssa Valentina L’Ingesso, Presidente dell’Associazione Alzàia Onlus ETS, e Avv. Maria Grazia Zecca, Direttrice Osservatorio di Cultura Giuridica Europea “Avvocati per i Diritti Umani”.

Le relazioni del convegno saranno affidate al P.M. Dr.ssa Marzia Castiglia, Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Taranto, al Dr. Ciro De Angelis Psicopedagogista-Criminologo e CTU del Tribunale di Taranto, e la Dr.ssa Raffaella Capriglia, giornalista.

A seguire si svilupperà un dibattito introdotto dalla scrittrice Dott.ssa Miriana Manisi.

L’evento è patrocinato dal Comune di Grottaglie, dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del Foro di Taranto, dal Movimento Forense Sezione Taranto, dall’Associazione Alzaia Onlus ETS, dall’Osservatorio di Cultura Giuridica Europea “Avvocati per i Diritti Umani sede di Lecce e dall’Associazione di Grottaglie ‘Centro Studi Giuridici Avv. Franco Di Palma’.

Obiettivo del convegno è richiamare l’attenzione sull’infanticidio, sul femminicidio anche in relazione alle dinamiche familiari che costituiscono oggi fenomeni sociali di gravissima ed estrema attualità sia in Italia che in molti altri Paesi di ogni continente, tali da assurgere ormai al ruolo di vere e proprie “emergenze sociali”. Sono pertanto stati oggetto in questi ultimi decenni di svariati ed approfonditi studi sia di matrice sociologica e psicosociale da un lato sia di impostazione psicologico-clinica e psicoanalitica dall’altro.

Obiettivo del convegno è offrire una sintesi potenzialmente utile per cercare di contrastare, in modo tendenzialmente più efficace di quanto non sia stato fatto sinora, la permanenza di tali comportamenti all’interno delle nostre comunità. Prima di osservare la situazione dal punto di vista statistico, è utile esaminare il fenomeno dal punto di vista legislativo. Seguendo le direttive della Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979), il Consiglio d’Europa ha intrapreso una serie di iniziative per promuovere la protezione delle donne vittime di violenza: l’apice, a livello legislativo, è arrivato nel 2011 con l’approvazione della Convenzione di Istanbul. Questo atto rappresenta lo strumento internazionale, giuridicamente vincolante per gli stati, in cui per la prima volta si riconosce la violenza sulle donne come una forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione, includendo una serie di definizioni e obblighi che hanno portato all’adozione, nei diversi paesi europei, di differenti disposizioni e norme.

Una delle tematiche criminologiche maggiormente discusse in questo periodo è l’infanticidio. Questo crimine si riscontra per lo più in ambienti familiari e si definisce come delitto che riguarda l’omicidio dell’infante, termine con il quale si identifica il bambino che ancora non ha iniziato ad acquisire l’uso della parola. Dal punto di vista giuridico, tale delitto esisteva già nell’epoca romana, quando era consentita l’uccisione del proprio infante, qualora si trattasse di bambini cd “mostri”, “deboli” o “deformi”. Dal punto di vista psicologico e criminologico, tale delitto è per lo più realizzato dalla donna per una serie di motivazioni. Una di questi è la realizzazione del crimine da parte di madri che sono solite maltrattare i figli, come può esserlo un agito impulsivo in risposta a pianti o urla del bimbo. Ma allo stesso tempo si evidenzia che fra le dinamiche particolari di questo reato, si annovera anche la c.d. sindrome di Medea, vale a dire l’omicidio attuato per vendetta del coniuge, in cui l’aggressività si sposta dall’oggetto effettivo di risentimento, il marito, verso il figlio, che rappresenta concretamente il frutto dell’unione.

Con l’intento di analizzare e approfondire tali fenomeni sociali e di studiare le implicazioni delle dinamiche familiari, il convegno coinvolge perciò in un necessario confronto, non solo il mondo della magistratura, ma tutti coloro che collaborano e operano a diverso livello alla tutela delle fasce deboli nella convinzione che l’approccio interdisciplinare garantisca l’operatività e l’utilità della riflessione.