Bari

A Bari “La zia d’America” di Sciascia

 

BARI – Dopo i ripetuti sold out della farsa scabrosa «L’uomo, la Bestia e la Virtù» di Pirandello, per la quale vengono proposte due repliche straordinarie sabato 20 (ore 21) e domenica 21 novembre (ore 19), la Compagnia Diaghilev celebra Leonardo Sciascia nel centenario della nascita con la riduzione per la scena della novella «La zia d’America» firmata da Paolo Panaro, mattatore nell’auditorium Vallisa di Bari da mercoledì 17 a venerdì 19 novembre (ore 21) per la 15esima edizione della rassegna «Le direzioni del racconto» realizzata in collaborazione con l’assessorato alle Culture del Comune di Bari.

Il testo racconta il mancato rinnovamento italiano dopo la Seconda guerra mondiale, con la Sicilia che guarda invidiosa l’America, contrapposta alla vita locale, tutta da ricostruire. La riflessione di Sciascia riguarda soprattutto la zia emigrata, la quale non riesce a fare di meglio se non dare la mano della figlia a un fascista. La vicenda è ambientata nel 1943, in un non precisato paesello della Sicilia. Il giovane protagonista racconta le speranze e le paure che vive insieme ai concittadini nell’attesa dell’arrivo degli alleati. La situazione però è strana. Il piccolo paese è sospeso nell’irrealtà del sogno. Infatti, non accade nulla, è come se il tempo si fosse fermato, come se gli eventi storici non sfiorassero nemmeno l’estrema provincia siciliana della quale il narratore si fa cronista. Eppure, gli americani arrivano. E mentre una parte del paese prende a bruciare i ritratti di Mussolini e le tessere del fascio, l’altra festeggia i liberatori, cinque soldati Usa. All’indomani della Liberazione si scatena il caos, tra preti impauriti, donne di malaffare, avvocati traditori, mezzani che subdolamente si mettono a servizio dei soldati, prostituzione e mercato nero. I fascisti rimasti in paese hanno paura, soprattutto lo zio del narratore, che ai tempi di Mussolini era segretario amministrativo del fascio. E mentre gli eventi si susseguono con l’armistizio, la Repubblica di Salò e le prime consultazioni politiche, cominciano ad arrivare notizie dall’America, da dove la ricca zia del protagonista scrive che presto sarà in Sicilia, per un voto fatto alla Madonna del paese. La guerra è finita, l’Italia si divide fra monarchici e repubblicani. Arrivano gli aiuti da oltreoceano, ma anche esortazioni e ricatti da parte dei parenti americani, che intimano di votare Democrazia cristiana. Immediatamente dopo il trionfo del rassicurante partito di De Gasperi, giungono in Sicilia la ricca zia americana e la sua famiglia. Il paesello appare loro brutto e sporco, e non saranno poche le incomprensioni che si creeranno con la famiglia d’origine e gli americani. I rapporti si logoreranno velocemente, a beneficio dello zio fascista che, ironia della sorte, si salverà emigrando nel Paese dal quale era stato sconfitto.

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