Taranto, l’assessore Di Paola fa chiarezza sul Palazza degli Uffici

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Le parole dell’assessore

TARANTO – L’intervento di riqualificazione e gestione del Palazzo degli Uffici fu affidato in concessione dal comune all’ATI Romagnoli nell’anno 2003 e portò nel 2004 alla conseguente stipula del contratto.

Successivamente, nell’anno 2005 l’ATI Romagnoli costituì la società di progetto P.U.T. S.rl. (Palazzo degli Uffici Taranto S.r.l.) che le subentrò nel rapporto di concessione.

Nello stesso anno l’ATI Romagnoli trasferì attraverso cessione di ramo d’azienda, la P.U.T. S.r.l. al Consorzio Aedars.

Nel 2010, a seguito di reiterati inadempimenti al contratto di concessione, la Direzione Lavori Pubblici del Comune di Taranto evidenziò la circostanza per cui detti inadempimenti avessero impedito l’avvio dei lavori e avanzò una proposta di integrazione del contratto di concessione che consentisse il riavvio dei lavori, che si tradusse in un atto aggiuntivo stipulato da entrambe le parti.

Nel 2013, a causa di gravi e reiterati inadempimenti del concessionario Palazzo degli Uffici Taranto S.r.L., l’Amministrazione Comunale provvedeva a trasmettere all’amministratore unico una diffida ad adempiere secondo quanto previsto dall’atto aggiuntivo alla quale la concessionaria non adempiva, costringendo l’Amministrazione, dopo aver contestato altre inadempienze, a disporre la risoluzione della concessione.

Nello stesso anno la Prefettura di Roma comunicava al Comune di Taranto che aveva adottato nei confronti del Consorzio Stabile Aedars S.C. a R.L. (socio unico di Palazzo degli Uffici Taranto Srl) un provvedimento interdettivo ai sensi dell’art. 91 del D.Lgs. n. 159/2011

Nel 2014, infine, rilevata pertanto la patologica reiterazione negli adempimenti contrattuali, sia prima che dopo la stipula dell’atto aggiuntivo e la emanazione di una interdizione per infiltrazioni mafiose il Comune disponeva la risoluzione del contratto.

Il Comune procedeva inoltre in autotutela alla escussione degli atti di fideiussione costituita dalla controparte per complessivi 1,87 meuro senza mai ricevere riscontro dalla società fibeiudente.

Dalla storia del rapporto concessori con il consorzio Aedars, ne discende pertanto un quadro estremamente logorato da inadempimenti, mancato rispetto delle pattuizioni contrattuali oltreché inficiato dalla interdizione per infiltrazioni mafiose spiccata dalla Prefettura di Roma verso il consorzio Aedars.

La credibilità del concessionario veniva altresì ulteriormente offuscata allorquando il Comune procedendo in autotutela alla richiesta della cauzione all’istituto fibeiudente indicato dalla controparte non riceveva alcun tipo di riscontro.

Successivamente alla risoluzione del contratto, quindi, il Consorzio Aedars promuoveva presso il TAR del Lazio ricorso contro il Comune per mancato rispetto delle pattuizioni contrattuali. Il TAR del Lazio procedeva alla nomina di un amministratore giudiziario del consorzio nella persona dell’Avvocato Gaetano Cappellano Seminare il quale proponeva all’ente una risoluzione stragiudiziale della controversia che prevedeva che il consorzio provvedesse alle opere di messa in sicurezza del cantiere senza necessità di stipulare un nuovo contratto, condizione che invece il Comune pose quale imprescindibile.

La lunga successione di inadempimenti nella gestione del rapporto concessorio e anche dopo la risoluzione dello stesso con la mancata risposta dell’istituto fibeiudente alla richiesta di escussione della cauzione hanno infatti impedito che l’ente potesse accogliere la proposta avanzata dall’Avvocato Gaetano Cappellano nominato dal TAR del Lazio.

Da ultimo, dopo che il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso promosso dal Consorzio Aedars sovvertendo la sentenza di accoglimento precedentemente emanata dal TAR del Lazio, lo stesso consorzio per tramite dalla società di Progetto P.U.T. S.r.l., sta tentando nuovamente di ricorrere in giudizio presso il foro di Bari per far valere le proprie ragioni, nonostante le stesse siano state già respinte dal Consiglio di Stato in considerazione dei reiterati inadempimenti alle obbligazioni contrattuali, dell’interdizione per infiltrazioni mafiose a carico dell’ex concessionario e della mancanza di riscontro da parte dell’istituto fibeiudente in palese violazione delle condizioni poste a base di gara.

Allo stato attuale quindi, fermo restando che le pendenze giudiziarie non impediscono all’ente di avviare interventi di riqualificazione del Palazzo degli Uffici, il Comune di Taranto sta provvedendo a pubblicare il bando di gara per affidare a proprie spese i lavori di messa in sicurezza del cantiere quali in primis il ripristino del solaio e di alcune scalinate demolite dall’ex concessionario, nonché a predisporre la costituzione nel giudizio promosso da P.U.T. S.r.l. presso il Tribunale di Bari per dare adeguata tutela alle ragioni dell’Ente, anche al fine di spiegare domanda riconvenzionale nei confronti di Palazzo degli Uffici e di Finword per il recupero di tutti i danni arrecati da questi al Comune a causa della risoluzione contrattuale posta in essere per i gravi inadempimenti rilevati dal Civico Ente.